Il lavoro è sempre stato un pilastro fondamentale per garantire il sostentamento delle famiglie, per permettere la crescita dei figli e per assicurare una vita dignitosa ai propri cari. Chi gestisce l’occupazione, sia direttamente o attraverso incarichi a imprese terze, ha sempre avuto una grande responsabilità sociale. Questa responsabilità, però, non può mai essere offesa o ignorata. Purtroppo, il 24 ottobre scorso Eni Versalis ha annunciato, con disinvoltura, la chiusura dell’impianto di Ragusa, senza alcun preavviso o attenzione verso le implicazioni sociali e occupazionali di questa decisione. Una scelta che, come evidenziato durante l’incontro dei giorni scorsi con mons. Giuseppe La Placa, vescovo della Diocesi di Ragusa, ha avuto gravi ripercussioni su un intero settore. La Cna Fita (Saro Tumino e Giorgio Stracquadanio) insieme ai responsabili dei consorzi di trasportatori (Caas, Euro Caas, Caar), Loredana Melilli e Salvatore Raniolo, hanno raccontato la realtà di 135 padroncini, ovvero piccoli trasportatori, con un parco circolante di circa 200 mezzi e oltre 100 dipendenti. Un mondo del lavoro che oggi è stato messo in crisi a causa di una presunta “ristrutturazione ambientale”, senza che fosse considerato l’impegno e gli investimenti fatti da queste imprese. Per ogni trattore stradale Euro 6, ad esempio, l’investimento supera i 130.000 euro.
Accanto a queste imprese, si è sviluppato un indotto significativo fatto di autoriparatori, aziende di distribuzione carburante e agenzie di assicurazione, che ha contribuito non solo al fatturato, ma soprattutto alla creazione di posti di lavoro veri, produttivi e legali. Le famiglie coinvolte in questo indotto si trovano ora a dover fronteggiare incertezze sul futuro e sono desiderose di comprendere in che modo e in che tempi questa “ristrutturazione ambientale” sarà concretizzata. Se da un lato l’Eni fa annunci solenni che mirano alla tutela del territorio e poi dall’altro avvia le logiche aziendalistiche di subappalto, che prevedono tagli significativi nei riconoscimenti economici, il tutto appare come un’evidente mortificazione del lavoro. A ciò poi si aggiunge la disattenzione delle istituzioni regionali. Il 3 dicembre scorso, durante un tavolo di confronto su Versalis presso il ministero delle Imprese, la Regione Siciliana era assente, dimostrando una mancanza di impegno istituzionale su una questione così rilevante. Durante l’incontro il vescovo ha ascoltato con attenzione quanto riferito dalla Cna e dai responsabili dei consorzi. Ha espresso solidarietà alle famiglie e si è dichiarato disponibile ad intervenire istituzionalmente, sottolineando che il lavoro è sacro, perché dona dignità alle famiglie e ne rafforza la sacralità. “Queste parole – è spiegato dalla Cna Fita – ci hanno dato una consapevolezza: perdere questi principi è una questione grave e seria che richiede l’impegno di tutti, in particolare delle istituzioni, affinché il lavoro non venga mai sminuito da quelle logiche “manageriali” che non considerano le persone”.