Per welfare pubblico si intende un complesso di politiche messe in atto da uno Stato per garantire l’assistenza e il benessere dei cittadini. Ma chi realmente ne usufruisce?
Spesso i lavoratori e le lavoratrici ignorano una serie di misure che li riguardano e che potrebbero sostenerli o aiutarli per spese contingenti o in momenti complessi della loro vita. L’accesso a queste informazioni non è semplice, se ne trova cenno in rubriche specialistiche soprattutto per addetti ai lavori e di difficile comprensione per un lettore medio. Se del resto conoscere queste notizie è difficile, accedere a queste opportunità è ancora più complesso, dal momento che gli enti eroganti sono più d’uno: dall’Agenzia delle Entrate, all’INPS, all’INAIL per finire con gli Enti Bilaterali, organismi presenti nella contrattazione collettiva a cui le singole aziende versano dei soldi e che in teoria dovrebbero ritornare ai dipendenti sotto forma di servizi.
Un ruolo importante per veicolare queste informazioni possono svolgerlo le Aziende e i Sindacati, i quali grazie alla loro struttura organizzativa e alla loro capacità di comunicazione, possono fungere da intermediari efficaci tra i cittadini e le istituzioni pubbliche. Fornendo informazioni accurate e tempestive sui servizi di welfare disponibili, come assistenza sanitaria, sussidi e formazione professionale, è possibile aiutare le lavoratrici e i lavoratori a navigare il complesso sistema del welfare pubblico. Questo non solo migliora la qualità della vita di chi lavora, ma aumenta anche la produttività e il benessere generale.
Da un punto di vista generale, e cioè guardando la questione come sistema Paese, vi è una stretta relazione tra l’utilizzazione del welfare pubblico e la sostenibilità sociale. Un sistema di welfare accessibile e ben utilizzato può fungere da catalizzatore per una società più equa e sostenibile, riducendo le disuguaglianze sociali ed economiche. Quando i lavoratori e le lavoratrici sono informate e possono accedere ai benefici del welfare, si crea un circolo virtuoso che non solo migliora le condizioni individuali, ma contribuisce anche alla stabilità e alla coesione sociale. Questo comporta una riduzione delle disparità e una maggiore inclusività, fondamentali per la crescita sostenibile a lungo termine. Si pensi ad esempio che una famiglia di medio reddito potrebbe ottenere, ogni anno, circa 1.000 euro tra bonus e incentivi già messi a disposizione da parte dello Stato o degli enti bilaterali. Eppure, circa il 40% (media europea) di potenziali beneficiari non fa nemmeno richiesta.
Secondo le stime fornite dallo studio legale WI Legal, sono 250 i bonus e gli incentivi disponibili in Italia e liberamente richiedibili da chi ne ha diritto, come ad esempio il bonus asilo nido, il bonus psicologo, quello per i figli con disabilità, o la carta giovani nazionale. Stando però ai dati raccolti da un’indagine di WI Legal, il 31,9% dei dipendenti intervistato non ha idea di quanti sono i bonus e gli incentivi pubblici in Italia. Inoltre, ed è il dato più significativo, più del 65% dei rispondenti non ha presentato alcuna richiesta nell’ultimo anno ed anche per le famiglie con figli la percentuale che non ha chiesto bonus resta molto alta, pari a circa il 46%.
È chiaro quindi che vi è molto lavoro da fare per Aziende e Sindacati per compiere quel ruolo sociale già assegnato dalla Costituzione e che deve essere sempre più avanzato in termini di intermediazione e supporto.
Hashtag Sicilia inaugura una rubrica dedicata ai temi del lavoro e del welfare, pubblico e privato, aperta anche alle domande delle lettrici e dei lettori.
Bonura Giuseppe Emiliano