In cima a una scala per omaggiare un mazzolino al di là delle grate del carcere del Santuario a Sant’Agata, in segno di devozione, e per riporre allo stesso tempo la speranza. Nel nome della nostra Santa Patrona, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ieri (domenica 24) la cerimonia promossa e organizzata dalla presidente emerita del Comitato per la Festa di Sant’Agata, l’imprenditrice Mariella Gennarino e moderata dalla giornalista Valentina Sciacca, ha intercettato il cuore della comunità catanese: autorità civili, militari, religiose, forze dell’ordine, associazioni attive nel territorio. Stretti nella necessità di dire no a un fenomeno ormai debordato in una strage quotidiana. Sulle note delle musiche generosamente offerte dal maestro Fabio Raciti e dall’ensemble d’archi della classe di violino e musica da camera del Liceo musicale Turrisi Colonna diretto dalla preside Gutkowsky Loffredo, che ha aderito al progetto antiviolenza, scorre un fitto elenco di ringraziamenti, in primis all’arcivescovo metropolita mons. Luigi Renna, non presente perché trattenuto da altri impegni e rappresentato da Don Pasquale Munzone, Rettore del Santuario di Sant’Agata al Carcere e di San Biagio alla Fornace, due importanti luoghi di culto dove Agata ha vissuto gli ultimi giorni durante il martirio. Intorno alla preghiera di Don Pasquale dedicata alle vittime, ci si è raccolti, in una pausa di riflessione che deve radicarsi in un pensiero costruttivo: aderire a una battaglia con coscienza e azioni, a partire dall’educazione dei propri figli al rispetto del prossimo.
Poi tutti con gli occhi in su, a seguire il passaggio del mazzolino tra le donne militari che rappresentano l’Arma dei Carabinieri, la Polizia municipale, la Guardia di Finanza e l’Aeronautica militare fino alla vigilessa del Corpo dei Vigili del Fuoco, su fino alla finestrella a lasciare quel segno d’amore illuminato dal faretto di luce rossa messa a disposizione dal Comitato per la Festa di Sant’Agata. “E’ un’emozione che si rinnova, un gesto che nella ritualità trova la propria essenza, come una preghiera collettiva” dice Gennarino credendo “nel miracolo dell’amore, nell’impegno quotidiano di ciascuno, in un cambio di passo di una società che oggi esprime violenza e sopraffazione e non ultimo nella protezione della nostra amata Agata” dice annunciando in chiusura l’impegno a farsi carico del restauro del busto della Santa protettrice, che appartiene al santuario di Sant’Agata al Carcere. Un altro passo in direzione del “fare bene”: una risposta di “gratitudine verso una Donna che ha patito il martirio, e che nel suo esempio sintetizza dolore, amore e riscatto”.