Messina, Cgil e Fiom chiedono chiarezza sul futuro dell’acciaieria Duferco di Giammoro

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Messina, 23 aprile – A luglio si esauriranno gli ammortizzatori sociali a zero ore per i lavoratori dell’acciaieria Duferco di Giammoro (Me). In prossimità della scadenza, Cgil e Fiom siciliane e di Messina hanno chiesto all’azienda il confronto sulle prospettive dell’impianto e l’incontro è fissato per il 9 maggio. “Questi ultimi ammortizzatori sociali – scrivono in una nota i segretari generali della Cgil Sicilia e Messina, Alfio Mannino e Pietro Patti, e i segretari della Fiom siciliana e messinese, Francesco Foti e Daniele David – sono iniziati a febbraio, ma già dal 2011 la Duferco ha fatto ricorso senza soluzione di continuità a cassa integrazione e contratti dei solidarietà, anche nel 2022, quando il gruppo ha visto crescere valore aggiunto e dividendi per gli azionisti”. Al Ceo, Tonino Gozzi, i sindacati chiedono “parole chiare sul futuro produttivo dello stabilimento e sul destino occupazionale di oltre 300 operai, tra diretti e indotto”. Cgil e Fiom chiamano però in causa anche le amministrazioni locali e il governo regionale “il cui silenzio – affermano – sconcerta. L’assessore regionale alle Attività Produttive, Edy Tamajo, – dicono i segretari di Cgil e Fiom – avrebbe dovuto convocarci a novembre scorso, ma finora niente, non ha neanche chiesto conto del suo operato a un gruppo privato che intercetta le risorse pubbliche del Pnrr, ovvero il 70% delle risorse messe a disposizione per la produzione di idrogeno, mentre toglie salari e prospettive occupazionali a un territorio già abbondantemente impoverito e depredato”. “Ci aspettiamo una presa di posizione e un intervento deciso delle istituzioni regionali”, affermano Mannino, Patti, Foti e David. Se non dovessero delinearsi prospettive produttive e occupazionali chiare per il sito siciliano – sottolineano – con il mero mantenimento della sede per drenare risorse del Pnrr, ci troveremmo di fronte a un’altra operazione imprenditoriale che non lascia nulla alla Sicilia. Il governo regionale in questo e negli altri casi critici che riguardano il futuro dell’industria, non può stare a guardare”. I segretari di Cgil e Fiom parlano di “dismissione strisciante dell’impianto avviata da tempo da Duferco e regolarmente – sottolineano – da noi denunciata. Scelta – rilevano – confermata anche dai recenti investimenti sull’energia e sulla logistica. Dov’è – chiedono – il piano industriale per l’acciaieria di Giammoro? Quale rilancio della produzione si ipotizza e quale nuova necessaria specializzazione a fronte della esternalizzazione di interi settori (attrezzeria, raddrizzo, manutenzione a giornata) e della cessione agli impianti del nord dei profili più commerciali?”. Cgil e Fiom peraltro ipotizzano che il sito venga lasciato in queste condizioni anche per impedire, data l’infrastrutturazione strategica dell’area, l’insediamento di qualche concorrente”. Al Ceo Gozzi, “che è anche componente della squadra del Presidente di Confindustria – osservano Cgil e Fiom – e che rilascia interviste a raffica rivendicando, come nel caso dell’Ilva, certezza sul piano industriale, che chiede al Governo una politica che confermi l’acciaio come asset strategico e, giustamente, e rivendica una grande operazione verità, chiediamo certezze sul futuro dell’impianto di Giammoro – conclude la nota – l’unico in perenne cassa integrazione e ad aver visto dimezzarsi gli investimenti negli ultimi 5 anni. Dal canto nostro faremo il necessario per impedire che l’ennesimo disastro sociale ai danni di questo territorio.

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