“Il rischio che scoppi una vera e propria guerra di licenze per il commercio ambulante è concreto e colpirebbe una categoria già molto vessata dalla crisi economica”.
A lanciare l’allarme è Confimprese Italia, attraverso le parole del vice presidente vicario, Giovanni Felice.
Lo spiega in una nota inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni ed al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
L’associazione interviene in questo modo sul contenuto della leggere del Presidente Mattarella, con il “richiamo al Governo ed al Parlamento” riferito, tra gli altri, ai contenuti dell’articolo 11 della Legge sulla Concorrenza.
Confimprese, entrando nel merito della questione del commercio ambulante, spiega che la Corte Costituzionale e la Giustizia amministrativa si basino su “tecnicismi lontani dalla situazione reale”. Il riferimento è alla norma che dispone che per l’assegnazione delle concessioni per il commercio su aree pubbliche.
“Pur condividendo lo spirito interpretativo della norma – ha commentato il Vice Presidente Vicario di Confimprese Italia – non possiamo fare a meno di rilevare alcune palesi contraddizioni tra l’applicazione teorica e la realtà. Se è vero che la Corte Costituzionale e la Giustizia Amministrativa si sono pronunciate -continua Giovanni Felice – sulle conflittuali leggi in vigore, il problema non è nel conflitto tra le norme emanate dalle varie istituzioni, ma nello stabilire se il commercio su aree pubbliche, in data odierna, rientri tra quelli che sempre in base alle direttive comunitarie sono così regolamentate: “nel caso in cui il numero delle autorizzazioni disponibili per il commercio ambulante per una determinata attività economica sia limitato a causa della scarsità di risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, l’autorizzazione deve essere rilasciata per una durata limitata”.
Nel commercio ambulante, a causa della crisi, esiste grande disponibilità di autorizzazioni.
“A supporto della nostra tesi – insiste il Vicepresidente Felice- ovvero che il commercio su aree pubbliche non rientra più nella fattispecie in oggetto, ci sono i dati dell’Osservatorio nazionale sul Commercio, che evidenziano come le autorizzazioni attualmente in vigore siano al minimo storico rispetto al 2006. Infatti, dopo avere raggiunto un picco nel 2016 con 195.583 autorizzazioni in Italia al 31 marzo 2023 sono 16.0145, oltre 35.000 unità in meno, di cui 19.056 nell’ultimo triennio.
Giusto applicare nuove regole per i rinnovi-secondo Confimprese- Per rilanciare i mercati, va premiata la professionalità.
La proposta è quella di un “primo step verso il rinnovo delle autorizzazioni – conclude il Vicepresidente Vicario di Confimprese – che preveda di assegnare i posteggi rimasti vacanti, e poi, anche in relazione alle richieste pervenute ai Comuni, individuare i criteri ed i tempi medi di rinnovo, che nel caso dei mercati settimanali, non possono essere inferiori all’ammortamento del costo dei beni necessari all’attività, quali ad esempio il mezzo di trasporto o l’autonegozio. Ritornare al periodo previsto dalla precedente normativa, un periodo di 9 anni, potrebbe essere una scelta. Resta salva la necessità di individuare tra i requisiti prioritari per il rinnovo un livello di professionalità tale da garantire la salvaguardia del sistema mercato. Il mercato è un elemento aggregato e basta un abbassamento della professionalità di un paio di operatori commerciali per far venire meno la qualità del servizio offerto, con grave danno per i consumatori, specialmente quelli a basso reddito e quindi la sua attrattività e la conseguente redditività – conclude Felice- per gli operatori che in esso svolgono la propria attività.
Commercio ambulante, Confimprese scrive a Mattarella: “In crisi dal 2016”
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