Buonasera e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Così è (se vi pare)”.
Sapete tutti, o quasi tutti, che l’8 e il 9 giugno si voterà per il rinnovo del Parlamento europeo di Bruxelles e Strasburgo.
Non sembri strana, nè tanto meno cervellotica da parte mia la definizione di “Parlamento europeo di Bruxelles e Strasburgo “ con due sedi, una nella città belga e l’altra nella città francese: è proprio così.
Il Parlamento europeo infatti ha due sedi: una ufficiale a Strasburgo, dove si riunisce in seduta plenaria tutti i mesi (salvo in agosto), l’altra a Bruxelles, dove si svolge la maggior parte delle attività delle commissioni parlamentari.
In verità c’è pure “una terza sede“ in Lussemburgo, da dove il segretario generale coordina le attività legislative.
Non chiedetemi la ratio di avere tre sedi visto che in tutti i Paesi del mondo il Parlamento ha una sola sede.
Quello che vi posso dire è che per pagare le indennità dei 751 parlamentari e gli stipendi dei 7.698 dipendenti (distribuiti: 4.903 a Bruxelles, 292 a Strasburgo, 2.251 in Lussemburgo e 252 in altre sedi) occorre sostenere una spesa pari a 2 miliardi di euro.
Quisquilie! dirà qualcuno, considerato che in Italia per mantenere i 605 parlamentari (400 deputati, 200 senatori eletti e 5 nominati dal Presidente della Repubblica) e i 2.392 dipendenti si spende quasi la stessa cifra!
Ma non è di queste quisquilie che voglio parlarvi. Voglio parlarvi, invece, del fatto che mancano 45 giorni alle elezioni europee e i partiti, piuttosto che discutere di programmi da presentare agli elettori e di come intendono affrontate le tante questioni che riguardano la vita di 448 milioni di cittadini europei, si accapigliano su altre questioni.
I capi bastoni (segretari o presidenti che dir si voglia) sono impegnati:
- a valutare se la loro diretta discesa in campo potrà portare qualche voto in più al proprio partito;
- a decidere se puntare su personalità esterne considerate acchiappavoti;
- se conviene scommettere su quadri interni ai partiti che magari si sono fatti le ossa nel lavoro di partito o dentro le istituzioni locali
Non dicono nulla nè valutano il lavoro di chi li ha rappresentati nel Parlamento europeo nella legislatura che volge al termine.
Ne deduco che i partiti considerano le elezioni europee alla stessa stregua di un sondaggio elettorale. Quelli che sono al governo le utilizzano per capire se godono ancora del sostegno della maggioranza dei cittadini che vanno a votare; e invece i partiti di opposizione li usano per sondare le acquee e capire se il clima è cambiato e se può esserci una possibilità concreta per vincere la partita alle prossime elezioni politiche generali.
Confesso: personalmente non sono così ingenuo da pensare che la formazione delle liste avrebbe dovuto essere preceduta dalla presentazione dei programmi, come sarebbe stato giusto, visto che qualsiasi competizione elettorale dovrebbe svolgersi sulla base di piattaforme e contenuti su cui chiedere i voti.
Considerato però che questa ormai è una pia illusione sarebbe auspicabile che candidature e programmi fossero presentati all’elettorato almeno contestualmente.
Ciò per dare modo a chi dovrà depositare la scheda nell’urna di capire come la pensano i partiti (e chi sarà chiamato a rappresentarli nel Parlamento europeo) sulla necessità di affermare – come Unione europea – una politica di pace che eviti una guerra nucleare, su come combattere la povertà, le diseguaglianze, le ingiustizie che vivono soprattutto le classi meno abbienti.
Su quale deve essere l’assetto istituzionale dell’Unione europea del futuro, se occorre sostenere l’idea di istituire il Ministro unico delle finanze proposto da alcuni, sulle decisioni che riguardano la transizione ecologica e di quella digitale, sulle scelte che dovranno essere fatte in materia di agricoltura, abitazioni Green ,ecc…
Ma, poiché le questioni anzidette non sono cose di ordinaria amministrazione, come dovrebbero agire i partiti per portare a casa qualcosa di utile per i cittadini, ovvero dei risultati concreti?
Scopriamolo insieme questa sera!
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