Nel pomeriggio di lunedì 6 novembre, presso l’Hotel Nettuno di Catania, si è svolto l’evento “Sanità e reti territoriali. Le nuove sfide della Cura”.
L’incontro ha visto la partecipazione di diverse personalità politiche appartenenti al gruppo Azione – Italia Viva, tra le quali il principale fondatore e leader del partito, il Senatore Carlo Calenda, e gli Onorevoli Elena Bonetti e Giuseppe Castiglione. Tra gli altri protagonisti l’On. Alessio D’Amato, già assessore alla sanità della regione Lazio e il professor Paolo Aquilanti, presidente della fondazione Ri.MED. L’evento è stato moderato e introdotto da Ninni Decembrino, dirigente medico dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria del Policlinico di Catania, e concluso da un breve intervento finale del sindaco di Catania, l’avvocato Enrico Trantino.
Come si evince dal titolo stesso dell’incontro, il focus principale degli intervenuti al dibattito sarebbe dovuto essere proprio il servizio sanitario, le sue carenze, e soprattutto le possibili soluzioni pratiche ai problemi; ma assistendo per intero all’evento abbiamo potuto constatare come in realtà questo argomento non sia stato davvero approfondito appieno, e si sia parlato spesso e volentieri di molte altre tematiche – in parte incorrelate rispetto alla sanità, tra le quali: attualità, politica, diritto allo studio, salari e autonomia differenziata. Ma procediamo con ordine e andiamo a raccontare ciò che è avvenuto, per cercare di capire (se e) quali idee utili per la sanità siano davvero venute fuori dal dibattito.
L’attenzione sviata dalla sanità, già a partire dai colleghi della stampa
Non appena il senatore Carlo Calenda ha messo piede fuori dall’auto che lo ha accompagnato all’Hotel Nettuno una selva di microfoni si è istantaneamente protesa verso il suo volto – e tra questi c’era anche quello di Hashtag Sicilia. Con nostra grande sorpresa però l’attenzione dei colleghi non era assolutamente rivolta al tema dell’evento che stava per cominciare. L’intenzione generale era quella di conoscere le opinioni del leader di Azione sulle tre riforme di cui ha veramente bisogno il paese, sul presidenzialismo, sulle imminenti elezioni europee, sui partiti di centro in Italia nella seconda repubblica, sulla riforma costituzionale ventilata in questi giorni, sulle dichiarazioni di Marattin rispetto alla “separazione” con Renzi, sull’operato del governatore Schifani. L’unica domanda sulla sanità è stata proprio la nostra, eccola: “Restando nel tema dell’evento di oggi, quali sono le vostre idee per la sanità?” La risposta dell’On. Calenda è stata: “In primo luogo c’è un fatto fondamentale, se lo Stato non è in grado di garantire i 100 milioni di prestazioni mediche arretrate, allora c’è qualcosa che non va ed è necessario che le cure vengano rimborsate ai cittadini che non posso curarsi, perché non possono morire. In secondo luogo mancano esattamente 80mila tra medici e infermieri. Quindi io credo che uno non possa semplicemente dire [al governo n.d.r] ‘vanno messi 10miliardi’. Quello che abbiamo detto alla Meloni è: ‘invece di fare un taglio delle tasse per un anno, recuperato da tante altre micro-tasse che vengono alzate [e delle quali abbiamo parlato anche noi nell’articolo sulla Manovra 2024 n.d.r] concentra tutti i soldi che hai per mettere apposto almeno la sanità’. Perché siamo un paese anziano, e quindi pieno di gente che ha malattie croniche, che si deve curare”. Questo l’unico “lampo” sulla sanità, poi più nulla, almeno fino all’inizio dell’evento vero e proprio.
Gli interventi: tanti problemi evidenziati, poche soluzioni concrete
Ad aprire il dibattito c’è stata l’introduzione della moderatrice Ninni Decembrino, successivamente si sono succeduti, nell’ordine, gli interventi di:
- Alessio D’Amato – già assessore alla sanità della regione Lazio
Il quale ha accennato al fatto che probabilmente l’esperienza del covid-19 non ci ha insegnato nulla. Infatti durante la pandemia le forze politiche si lanciavano in dichiarazioni del tipo: “nulla sarà più come prima” oppure “dobbiamo rafforzare la sanità perché si stanno vedendo i problemi”; però poi non è seguito un impegno concreto in questo senso. Inoltre ha sottolineato come l’Italia sia un paese che invecchia sempre di più e che dovrebbe investire sul welfare, ma la recente Manovra è andata in direzione opposta: vi è addirittura un abbassamento della quota di investimenti nella sanità pubblica. E i 3 miliardi della finanziaria che il governo si è impegnato ad investire sono fondi che interesseranno prevalentemente il rinnovo dei contratti, quindi in pratica non ci sono liquidità aggiuntive per il servizio sanitario. Infine ha sottolineato il problema della carenza di medici (20mila) e infermieri (60mila) in Sicilia e la presenza di tetti di spesa per il personale agganciati a 19 anni fa: ciò vuol dire che non si può spendere di più rispetto a quanto si faceva nel 2004. - On. Elena Bonetti
In primis ha sottolineato la necessità di restituire alla politica una visione di prospettiva e di pragmaticità, per tornare alla concretezza della vita delle persone. In questo senso è stato nominato il problema delle lunghissime liste d’attesa nella sanità pubblica, che è stato definito come “urgente” e “da risolvere” – ma non è stato spiegato come. Successivamente ha fatto cenno alla parcellizzazione delle competenze delle regioni, che a suo dire andrebbe “rivista e riqualificata in un sistema integrato”. Per poterlo fare però bisogna prima iniziare ad avere una politica che sia in grado di fare la parte attuativa, che a suo dire manca: “La Sicilia è una terra nella quale la presenza degli asili nido è ai minimi rispetto ai livelli nazionali e la capacità di attuazione rispetto ai L.e.p è troppo bassa. Vedo una regione che a fronte di risorse che arrivano – ad esempio dal fondo sociale europeo – per anni non è stata in grado di utilizzarle. Ci sono 1,6 miliardi di euro che rischiano di tornare ai Bruxeless, ma la Regione, invece di cercare di utilizzare questi fondi per realizzare progetti concreti, discuteva invece del disavanzo con il governo”. - Riccardo Spampinato – presidente Cismo-fesmed coord.fed. Sicilia e direttore U.O.C di Odontoiatria per pazienti disabili
Il quale ha sottolineato la necessità di usare i fondi del PNRR per potenziare le strutture ospedaliere e i pronto soccorsi. “Ma anche se venisse fatto rimarrebbe il problema della mancanza di personale da mettere in queste strutture, e anche nei cosiddetti “ospedali di comunità” e nelle “case della salute” che si vogliono creare, perchè attualmente dove ci dovrebbero essere 10 medici ce ne sono 5. In compenso però sono stati creati questi “gettonisti”, una grande bolla dal punto di vista economico, perchè ad un certo punto finiranno ed avranno sperperato anni della propria professione andando a fare “marchette”. Inoltre con questa Manovra è previsto il taglio della cps (cassa pensione sanità) e quindi potranno andare in pensione subito circa 25-30mila medici, in questo modo diminuirà ancora di più il personale specializzato nella rete sanitaria pubblica nazionale!”. Infine il dott. Spampinato ha sottolineato la necessità di riformare il sistema di studi, perché “è impensabile che al giorno d’oggi ad un giovane siano necessari 6 anni di laurea e 5 specializzazione per lavorare, e se va tutto bene può iniziare a 32 anni” (mentre invece in passato si poteva iniziare a 24). Per risolvere questo problema ha proposto l’introduzione di Ospedali di insegnamento dove i medici si fanno specializzare mentre lavorano. - Giuseppe Castiglione
Che ha espresso la volontà che la sanità torni al centro del dibattito politico. “Attualmente è il privato che sta facendo la parte del leone rispetto al pubblico, ma si parla molto di più della lottizzazione politica che è diventato un ‘metodo di governo’ e che distribuisce varie cariche e ruoli a persone appartenenti a diverse aree politiche”. Poi si è scagliato contro l’autonomia differenziata: “in questo modo avremmo una sanità a due velocità. Una parte del paese che cresce sempre di più, e una sempre di meno, con servizi sempre più scadenti.” Inoltre ha fatto leva sulla necessità di eliminare alcune incongruenze del nostro paese: “ad esempio è impensabile che nel bando sugli asili nido uno dei requisiti ‘premiali’ sia proprio quello di avere già tanti asili nido a servire quella parte di popolazione”. - Paolo Aquilanti – presidente fondazione Ri.MED
Il quale ha spiegato nel dettaglio di cosa si occupa la sua fondazione di ricerca biotecnologica e quali studi scientifici porta avanti. Tra queste ha fatto cenno ad una ricerca traslazionale alle applicazioni cliniche, con la quale è stata creata una valvola cardiaca biodegradabile che può essere impiantata anche a pazienti bambini, e che poi crescerà con essi. Un’altra ricerca che stanno portando avanti è quella relativa alla prevenzione da nuove pandemie e quindi allo sviluppo di vaccini. Inoltre sta per aprire un centro Ri.MED a Carini (PA) che verrà gestito dal dottor Giulio Superti-Furga. Alla fine del suo intervento ha accennato al fatto che molti pazienti siciliani devono andare ad operarsi in altre regioni o all’estero, e che in parte il nuovo centro Ri.Med di Carini potrebbe essere in grado di soddisfare alcune richieste. In ultimo ha sottolineato il concetto di dover creare una partnership tra ricerca e cura. - On. Carlo Calenda
Ha fatto un monologo “circolare” che partiva dai tre diritti fondamentali per essere definitivi cittadini “liberi” secondo la costituzione italiana (istruzione, salari e sanità); e poi si andava a concludere richiamandoli nuovamente. “In mezzo” a tutto ciò sono stati messi in luce i principali problemi del nostro paese, le criticità dell’attuale situazione politica e del suo “bipolarismo”, la necessità di avere politici più preparati (con un confronto anche con il cursus honorum dell’antica Roma). Di sanità ha parlato nella misura in cui ha espresso la necessità di usare i fondi del Mes (malvisti dal governo, interpretati in modo complottista, come se fossero “gli alieni” citando testualmente l’Onorevole Calenda) e del PNRR.
Conclusioni
I quattro milioni di cittadini italiani che rinunciano alle cure perché non se le possono permettere si meritano molto di più. Meritano che i politici facciano un lavoro più di approfondimento sui temi delle conferenze a cui partecipano, meritano che – anche in eventi come questo – entrino davvero nel merito con proposte concrete e dettagliate, e non si limitino soltanto a fare l’elenco dei problemi. E meritano magari anche che i giornalisti, che dovrebbero fare servizio pubblico, facciano domande su temi come questi – tra l’altro in giornate effettivamente preposte – piuttosto che chiedano qualcosa di “clickbait”. Perché se le cose in questo paese vanno male e non sono efficienti forse è un concorso di colpe da parte di tutti.