Covid, studio italiano: variante Eris più resistente

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Una ricerca condotta dall’Università dell’Insubria spiega le ragioni dell’aumento dei contagi registrati per la variante Eris del Covid.
Secondo quanto emerso, si tratta di una maggiore resistenza agli anticorpi, associata all’inalterata capacità trasmissiva e di legame alle nostre cellule.
Anche in Italia sono aumentati i casi positivi, il tasso di occupazione dei letti di terapia intensiva, i decessi, con un +43,4% per i casi positivi ed un +44,6% per i decessi nell’ultima settimana, rispetto la precedente).
Lo studio e’ stato pubblicato ieri sulla rivista European Journal of Internal Medicine da un gruppo di ricercatori coordinato da Fabio Angeli, docente di Malattie dell’apparato cardiovascolare del Dipartimento di Medicina e innovazione tecnologica che ha firmato l’articolo con Martina Zappa, biotecnologa dell’Insubria, Andrea Andolina, infettivologo di Ics Maugeri, e Paolo Verdecchia, ricercatore cardiovascolare di Perugia.
Secondo quanto riporta l’Ansa, “lo studio dell’Università dell’Insubria ha valutato l’effetto di una particolare mutazione (F456L) avvenuta a livello della proteina Spike del virus, che conferirebbe a questa variante una maggiore capacità di sfuggire alle difese anticorpali (generate sia da precedenti infezioni che dai vaccini). In particolare, gli autori dello studio hanno dimostrato che questa nuova mutazione fa mantenere ad EG.5 le stesse capacità funzionali e trasmissive delle precedenti varianti Omicron che hanno dominato lo scenario pandemico degli ultimi mesi”. Intanto l’attenzione è puntata sulla riapertura delle scuole e sulle eventuale misure preventive da attuare.

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