Mostre, alla FAM di Agrigento "Lo spazio fragile" di Marilina Marchica

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Paesaggi metafisici e rarefatti, “spazi fragili” metafora del nostro tempo. Solchi e tracce umane come epifanie di esistenze remote e dimenticate.

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Si intitola “Lo spazio fragile” ed è la mostra di Marilina Marchica in programma dall’8 giugno e fino al 9 luglio negli spazi della FAM Gallery di Agrigento (via Atenea). Un progetto espositivo che, primo dopo la pandemia, introduce nel segno dell’arte contemporanea la città di Agrigento alla straordinaria avventura di Capitale italiana della cultura 2025Inaugurazione giovedì 8 giugno, ore 19. Insieme all’artista e alla curatrice, Cristina Costanzo, sarà presente Giuseppe Frazzetto, storico dell’arte e autore di un saggio in catalogo, e Paolo Minacori, direttore artistico della galleria.

In mostra sono quindici opere, monocromi su carta, che la stessa autrice definisce: “Paesaggi fragili realizzati attraverso bagni di colore nell’ossido minerale in cui è possibile scorgere le tracce dell’uomo e i solchi che quotidianamente lasciamo sulla Terra”. Un ciclo di lavori che Marchica avvia nel 2020 con quel linguaggio sperimentale a lei assai congeniale: da un lato l’uso di materiali poveri, ibridi ed extra-artistici come l’ossido minerale, pigmento che genera una indefinita scala di grigi su cui l’artista interviene con grafite e carboncino; dall’altro le tecniche dell’impronta e del calco, come riverberi di un passato da non disperdere.

Spiega la curatrice Cristina Costanzo, ricercatrice di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Palermo: “Negli ultimi anni la visione di sintesi dell’artista ha continuato a guardare al paesaggio non per dominarlo o soggiogarlo come mero sfondo ma per abbracciarlo oltre il confine del visibile. Da sempre, infatti, Marchica si interessa alle diverse sfumature del paesaggio urbano e naturale e alla sua vocazione innata ad accogliere i segni del tempo – anche quelli inaspettati o drammatici – in continuo divenire. Per questa nuova personale è stata selezionata una parte della sua produzione più recente che si concentra sul valore del frammento attraverso cicli di opere in cui il dialogo tra forma e materia è affidato a materiali edili residui e di scarto”. Confluiscono infatti in questa raccolta per la FAM Gallery anche due “Disegni per il Belice – Frammenti”, realizzati a Poggioreale durante il lockdown: “Nella mia poetica – spiega l’artista – il frammento è protagonista di memorie e luoghi sospesi tra passato, presente e futuro e sempre in divenire. È metafora esistenziale dell’abitare, nella dialettica tra l’uomo e la sua casa”.

Sulla pittura di Marchica – sul tema della superficie, sulla morfogenesi dell’immagine – interviene Giuseppe Frazzetto, che scrive: “Emerge qui una delle grandi questioni del far pittura contemporaneo, la questione della superficie, il piano effettivo su cui si costruisce l’immagine e su cui si presenta, sia o non sia essa superficie intercisione degli elementi tridimensionali a cui si allude o si potrebbe alludere. Nel caso di Marchica, lo spazio è presente come marcatura di un limite, se non di un orizzonte; tuttavia quella marcatura sembra decostruita variamente, alludendo al cielo o alla luce o allo sfondo della forma scura e inquieta che si va costruendo o al “semplice” spazio bidimensionale “vuoto” della superficie su cui si adagia il risultato del procedimento di morfogenesi dell’immagine (…). La morfogenesi operata da Marchica implica una gestualità, un controllo, un’attesa disposta all’accettazione dell’imprevedibile; ogni singola immagine è il risultato di una processualità, di un affidarsi all’esperienza mentre si fa esperienza”.

La mostra di Marilina Marchica, che riapre l’attività della FAM Gallery sulla via Atenea a distanza di tre anni dall’ultima esposizione, è per il direttore artistico Paolo Minacori l’occasione di una riflessione sul passato prossimo e sul presente: “Fragilità di luoghi e di umanità, cambiamenti climatici, epidemie, migrazioni, guerre riflettono nella sensibilità degli artisti una ricerca di linguaggi che sostituiscono alla figurazione e al colore, la materia, il chiaroscuro, il gesto. Presentare questi ultimi lavori di Marilina Marchica ha il sapore della cronaca di una narrazione incredibilmente attuale e se la realtà non ci consente di scorgere in lontananza un epilogo prevedibile, “lo spazio fragile” insiste sul senso dell’oltre la fragilità: se la fragilità è caos, è materia e terra senza forme, a questo si oppone la purezza della luce, il valore della vita, la ricerca di un equilibrio”.

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