AIPD Catania: oggi inaugurazione nuova sede

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CATANIA – Nuova sede per l’Associazione Italiana Persone Down Sezione Provinciale di Catania: oggi pomeriggio alle 16:30 taglio del nastro in via Orto dei Limoni, 60. 

In occasione dell’inaugurazione di oggi si svolgerà il convegno “Non uno di meno…quindi Tutti” che permetterà di presentare i dati dell’indagine svolta dall’AIPD Nazionale e dal CENSIS. 

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La sede di Catania è la prima che è nata in Sicilia nel 1989 per volere di Aida Fazio: “da sempre il nostro obiettivo è quello di creare attività per le nostre ragazze e i nostri ragazzi: dallo sport al teatro, dall’arte alla palestra per la mente per aiutare anche i ragazzi più grandi. Grazie alla nuova sede con spazi più grandi implementeremo le nostre attività”, dice la presidente etnea Aida Fazio che ricorda come la sede è “la Casa dei Ragazzi, dove ogni ragazza e ogni ragazzo si sente a proprio agio, voluto bene e accolto”.

Il progetto Non uno di meno è stato promosso dall’Associazione Italiana Persone Down sede Nazionale e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Con l’espressione Non uno di meno si intende che tutte le persone con sindrome di Down, nessuna esclusa, debbano essere prese in carico dalle istituzioni preposte per soddisfare i loro bisogni sociosanitari, assicurare loro il diritto alla salute e la piena inclusione sociale. Per far ciò è stato chiamato a collaborare al progetto il Censis in maniera tale da realizzare un’indagine su un campione nazionale di persone con sindrome di Down. La rilevazione è avvenuta tramite un questionario creato ad hoc sottoposto a ben 38 sedi AIPD e che ha portato al coinvolgimento di 47 rilevatori di ricerca e di 1192 familiari di persone con sindrome di Down che hanno preso parte all’indagine. Tra i dati emersi uno dei più importanti riguarda il primo impatto che i genitori hanno con la sindrome di Down.
In media la diagnosi prenatale ha riguardato il 12% dei casi ma questi si concentrano nelle classi genitoriali più giovani, dunque in tempi più recenti. I casi in cui la comunicazione è stata data nei momenti immediatamente successivi al parto o in prima giornata rappresentano la maggioranza del campione (il 56,4%), ma il dato si abbassa un po’ nei casi più lontani nel tempo, ossia laddove la persona con sindrome di Down ha oggi 45 anni e più (48,1%). È interessante sottolineare che l’alta quota di diagnosi prenatali mette in evidenza anche che la scelta di continuare la gravidanza risulta abbastanza diffusa, e contribuisce a mettere in luce una nuova immagine sociale della Sindrome di Down e più in generale una più diffusa accettazione della diversità a livello culturale.

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