Sbarcati a Catania più di 500 migranti. In tanti restano sulle navi perché non considerati vulnerabili. Ma cosa è là vulnerabilità?

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CATANIA – Vulnerabilità.
Questo il criterio adottato dal nuovo governo Meloni per stabilire chi può toccare terra dopo settimane di traversata in mare, in cerca di salvezza, e chi – invece – deve stare a guardare gli altri scendere vedendo sfumare forse il sogno di una nuova vita.

Ma come si può giudicare una vulnerabilità?
Donne, minori, nuclei familiari. Come se tornare in un paese in guerra non fosse già di suo un criterio di vulnerabilità.

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Secondo questo nuovo decreto, ieri a Catania sono scesi 144 soggetti dalla Ong Humanity e 357 dalla Geo Barents.

Entrambe le navi dovrebbero ripartire, così come chiedono i ministri degli interni, delle infrastrutture e della Difesa. Ma i capitani si rifiutano di salpare con a bordo ancora persone. Già, persone, non carichi di merce che li prendi e li porti da un’altra parte.
Sono esseri umani. Tant’è che si valuta ricorso al TAR del Lazio contro l’esecutivo.

La Procura di Catania dovrebbe aprire una inchiesta per capire se a bordo ci sono scafisti.

A bordo, sicuramente, c’è ancora speranza di un futuro migliore, di un cambiamento dopo l’orrore della guerra e della povertà.

Che, evidentemente, non sono criteri vulnerabili…

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