Il Piano Urbano Integrato della Città Metropolitana di Catania “UNA SINTESI TRA MARGINI URBANI”, finanziato per un importo complessivo di 134.009.086 euro, si è avvalso di alcune idee e proposte avanzate da un ampio ventaglio di associazioni. Purtroppo però a questi suggerimenti accolti positivamente in termini preliminari complessivi non è poi seguita sino ad oggi la costituzione di un percorso di coprogettazione con il terzo settore.
Tra i progetti su cui da mesi si confrontano e discutono tanti soggetti associativi c’è la realizzazione del Parco Monte Po’-Vallone Acquicella per una “ricucitura verde”, assecondando il corso del fiume, dei quartieri di Monte Po’, S. Giorgio, Fossa Creta, Librino, Nesima, Acquicella, S. Cristoforo con il resto della città.
Nel Piano Urbano Integrato questa idea è stata ampiamente ripresa prevedendo alcune iniziative per il Parco di Librino, da decenni atteso dalla città, a cui sono stati destinati complessivamente 23,5 M€ per la creazione di spazi sportivi e attrezzature, riqualificazione delle sezioni stradali, realizzazione di un parco urbano e ristrutturazione della scuola “Brancati”.
Per il Parco Monte Po’ – Vallone Acquicella è stata presentata una ipotesi progettuale di parco urbano che realizzi una cerniera verde e di recupero e ripristino delle aree del fiume Acquicella per complessivi 15,2 M€; si tratta di interventi in linea con le proposte avanzate dal Comitato Parco Monte Po’- Vallone Acquicella di cui fanno parte le tante associazioni .
Alle tante richieste comunali di incontro inoltrate, l’Amministrazione ha opposto un preoccupante silenzio; aspetto ancor più critico se si considerano le conclamate carenze in termini di risorse umane tecnico-gestionali negli uffici preposti per espressa ammissione degli stessi vertici del Comune di Catania. La mancata attivazione di un’interlocuzione con le sigle proponenti rischia di inficiare, già a monte, la realizzazione del progetto e di non consentire all’Ente pubblico di avvalersi degli studi e dei rilievi sulle emergenze naturalistiche, etnoantropologiche, storiche e sui bisogni dei quartieri già avviati dalle associazioni interessate. Occorre evitare in tutti i modi che il PNRR si trasformi nell’ennesima occasione mancata.
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