E’ trascorso un anno, la Thunberg che fine ha fatto? Le reti televisive sembrano averla lasciata negli archivi, i social media hanno spostato l’attenzione su altri personaggi ed altre tematiche così velocemente come l’avevano trascinata al centro dell’Opinione Pubblica.
Dall’inizio della pandemia, inoltre, come si evince dai dati di Google Trends, il numero delle ricerche relative alla giovane attivista è sceso drasticamente. Eppure Greta non è scomparsa, continua la sua lotta come pioggia nella roccia, più silenziosa ma ugualmente incisiva… Come?
Prima di scoprirlo, tracciamo il percorso che ha reso Greta l’attivista più seguita al mondo.
E’ un venerdì mattina d’state del 2018, una ragazza svedese, appena quindicenne, decide di non recarsi a scuola. Banale comportamento giovanile? No, il suo nome è Greta Thunberg, e la sua scelta smuoverà le fondamenta della politica ambientale a livello mondiale.
A partire da quel giorno infatti la ragazza svedese deciderà di saltare la scuola ogni venerdì mattina – fino al 9 settembre 2018, giorno delle elezioni politiche – come protesta per l’aumento delle emissioni di anidride carbonica, per le ondate di calore e gli incendi boschivi, che a causa del surriscaldamento globale, stavano sconvolgendo il suo Paese.
Pochi mesi dopo dà vita ad un movimento ambientalista internazionale il “Fridays for Future”, che riversa nelle strade e nelle piazze delle grandi metropoli e delle piccole cittadine di tutto il globo, migliaia di ragazzi e ragazze mossi dallo stesso intento: colorare di verde speranza questo mondo che di verde ha solo il petrolio.
Nel 2019, Greta partecipa al Climate Action Summit all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, durante il quale appella, con parole crudissime, i leaders mondiali, accusandoli di non star facendo il possibile per il futuro delle nuove generazioni: «Voi ci state deludendo. Ma i giovani hanno cominciato a capire il vostro tradimento. Gli occhi di tutte le future generazioni sono su di voi e, se sceglierete di tradirci, vi dico che non vi perdoneremo mai. Non vi lasceremo andare così.»
Greta lo sa bene, avere i riflettori puntati su di lei significa sostegno, ma anche critica; e c’è chi trova come unico motivo di quest’ultima il fatto che lei sia affetta della sindrome di Asperger, spettro dell’autismo. Ma lei non importa, va avanti con i fatti non con le parole.
E’ il 2020, la pandemia di Covid- 19 tiene stretta nel suo pugno il mondo intero, alla Mostra del cinema di Venezia viene presentato un docufilm dedicato a lei dal titolo “I’m Greta”, è proprio lei ad affermare, con la grinta che la contraddistingue, che essere in pausa per l’emergenza sanitaria non sottintende una pausa per l’ambiente.
Così, tenendo fede a quanto detto, Greta non si è fermata neanche durante il periodo della pandemia, lanciando l’iniziativa” Let’s move Humanity for Children in the Fight against Corona virus”.
Grazie a questo evento sono stati donati all’UNICEF 100 mila dollari, la stessa somma di denaro che Greta aveva ricevuto nell’Aprile 2020, durante la premiazione dell’Human Act Award (organizzazione mondiale dello sviluppo) a sostegno di tutti quei bambini colpiti fortemente dall’emergenza sanitaria.
Ma l’attività di Greta lontana dalle luci della fama non si conclude qui. Infatti, durante la 50esima giornata della Terra la giovane attivista svedese incontra, (in totale sicurezza) il direttore dell’istituto di ricerca sull’impatto climatico di Potsdam, Johan Rockström.
Il loro colloquio, trasmesso via streaming dal museo del Premio Nobel di Stoccolma, è stato incentrato sulla solidarietà e sulle opportunità in tempo di crisi.
Greta non ha abbandonato nemmeno i suoi sostenitori – di cui si sono creati numerosissimi gruppi “spontanei ed autorganizzati” in giro per il mondo: le proteste e gli “speeches” degli attivisti – che si tenevano in occasione dei Fridays for Future – infatti si sono comunque svolte sulle piattaforme digitali durante il periodo di lockdown.
Nel 2021, invece, la Thunberg ha deciso di donare 100mila euro alla WHO Foundation, notando che la disponibilità e la possibilità di comprare dosi di vaccino non è uguale in tutto il mondo.
Da tutto ciò possiamo evincere che l’attivista svedese non accenna affatto a fermarsi, continuando a sostenere numerose ed importanti cause. Crediamo che questo sia solo l’inizio. Per lei e per tutti gli altri attivisti che la seguono.
Anche perché ormai il movimento ambientalista “scatenato” da Greta ha vita propria, e possiamo supporre che continuerà anche indipendentemente da lei.
Si, perché i valori della giovane svedese hanno ispirato la nascita e la creazione di decine di migliaia di gruppi ecologisti in giro per il mondo, in una rivoluzione che ormai è fortunatamente slegata dalla vita e dalle azioni della singola persona di Greta, ma hanno assunto valenza globale; creando quelle “idee a prova di proiettile” che tanto incoraggiava V nell’omonimo film/fumetto V per Vendetta.
Basti pensare che il sito ufficiale “Fridays For Future” riporta che le attività di protesta di Greta abbiano coinvolto 213 paesi del globo, si siano svolte in più di 8mila e 100 città, e abbiamo mobilitato – virtualmente e non – circa 14 milioni di persone!
Ad organizzare questa enorme mole di attivisti sono i singoli “cluster” nati nelle varie città, dove i referenti hanno cura di organizzare, sui social e non, le attività portate avanti insieme ai propri concittadini a supporto dell’ambiente.
A documentare i numeri di questa rivoluzione ci pensa ancora una volta il sito ufficiale di Friday For Future, dove viene tenuto il conto – anche grazie alle segnalazioni spontanee degli organizzatori delle proteste nelle varie città – di tutte le manifestazioni avvenute in giro per il globo a favore dell’ambiente.
Una lista praticamente interminabile, ordinata in ordine alfabetico per nazioni, e successivamente per città. Consultandola abbiamo scoperto che, solo in Italia, quattrocentoquarantasette città hanno ospitato almeno una manifestazione “Friday for Future!”
Questi dati sono corredati anche da fonti esterne, come la piattaforma OSF, e confermano un trend globale che “coinvolge in modo praticamente paritario giovani e persone più adulte, maschi e femmine (queste ultime in leggera maggioranza con un 60% di presenza stimata)”.
Da tutto ciò possiamo desumere che, anche se per diversi motivi nell’ultimo periodo si siano spenti un po’ i riflettori su Greta – per via del covid o meno – le iniziative a favore dell’ambiente sono comunque continuate, “con lei o senza di lei”.
E noi, invece, stiamo trattando “il fenomeno Greta” come portatore di un’emergenza quasi irreversibile ed esistenziale, o come una semplice moda del momento, che sparirà?