Gli scenari dei prossimi anni annunciano un sorpasso cinese sull’America e una caduta verticale dell’Italia, incapace di rimanere tra le 8 principali economie del pianeta e destinata a precipitare nelle periferie, sempre più vicina al ventesimo posto. Secondo Antonio Gramsci “Il compito della classe politica è quello di comprendere le condizioni date, cioè gli imperativi che si presentano nella divisione internazionale del lavoro e progettare, a partire da questi vincoli, il ruolo del proprio paese in una economia mondiale competitiva”. In assenza di questa attitudine, il ceto politico fallisce nella sua funzione.
Le classi dirigenti dell’economia avvertono l’incombenza di questo esito tragico, figlio anche di certe loro operazioni antipolitiche come la lotta alla casta e il sostegno mediatico a Grillo. La soluzione “tecnica” è intervenuta ormai da quasi trent’anni, pertanto come surrogato della debolezza politico-progettuale del capitalismo italiano. Ai lobbisti, trasformati in tecnici dalla stampa padronale, soprattutto a quelli di formazione burocratico-pubblica, viene affidata interpretazione e rappresentanza di un interesse di classe nel vuoto di referenti politici stabili e duraturi. La figura di Draghi è stata individuata come quella che più rassicura in una prospettiva europea sulla tenuta del capitalismo italiano (data la sua incapacità progettuale), quindi sull’autoprotezione delle potenze continentali dai rischi di un contagio per la perdita di competitività dell’economia italiana.
Quindi, rispetto a Ciampi e a Monti, il compito di Draghi è quello di un decisore circa la qualità delle spese, in debito, indispensabile per ridare fiato a strutture produttive stremate. Si apre così una sfida progettuale tra le esigenze di rilancio del capitale e le ragioni del lavoro. A chi dare le risorse e come darle, e per fare cosa? Questo appare il nodo cruciale! Tuttavia la Politic e le policies sembrano già decise, nella quotidiana eversione delle prerogative parlamentari del regime pattizio dei partiti borghesi del neonato arco costituzionale.
La cronaca di questi giorni delle lotte operaie del settore della logistica e dello squadrismo dei padroni, fino alla tragica morte di Adil, assassinato durante una manifestazione convocata contro «le aggressioni squadristiche», «il sistema degli appalti» e «lo sblocco dei licenziamenti» ci dice molto su questo nuovo “miracolo economico”: precarizzazione, privatizzazione dei saperi, privazione dei diritti politici e sociali, spoliticizzazione delle masse lavoratrici. Queste le parole d’ordine con cui i banchieri europei e i loro ministri si presenteranno a Catania domani, in occasione del G20 su lavoro e istruzione.
Le linee guida della nuova Europa post pandemia tracciano così un quadro fosco e preoccupante, nel quale la libertà della conoscenza verrebbe ad essere piegata alle logiche cooptatrici del mercato e della competizione. Bisogna opporsi con forza a questo disegno dagli esiti tragici, a partire dalla manifestazione di domani pomeriggio. Un dovere da esercitare fino in fondo per la sinistra di classe, riportando il conflitto di classe anche e soprattutto negli spazi del costituzionalismo repubblicano nato dalla Resistenza antifascista.