SICILIA – «Nutriamo forti perplessità sull’ultimo DPCM di Conte e ancor di più sulla stretta ulteriore inserita nell’ordinanza regionale firmata dal presidente siciliano Nello Musumeci». Sono le parole del presidente Unimpresa – Assoesercenti Sicilia, dott. Salvo Politino, a commento delle recenti disposizioni del governo. Il decreto del consiglio dei Ministri, ripreso dalle disposizioni regionali, secondo l’associazione di categoria, penalizza fortemente gli esercenti dei settori abbigliamento e calzature, le cui attività non vengono inserite nell’elenco degli esercizi che possono restare aperti e che trattano beni di prima necessità.
«Anche noi vendiamo merce indispensabile perché c’é freddo e le scarpe si usurano, se non è necessità questa! -. Sbottano Salvatore Adolfo e Salvo Crispi, esercenti del settore moda Unimpresa – Assoesercenti».
È appena cominciata la stagione dei saldi invernali e già le attività commerciali sono costrette ad abbassare le saracinesche nonostante, dal primo giorno di allarme pandemia, si sono adeguate alle disposizioni vigenti, posizionando disinfettanti all’interno dei negozi e consentendo l’ingresso ad un numero limitato di utenti, mentre al supermercato, ad esempio, si sosta per diverso tempo e senza restrizioni sugli avventori. Inoltre gli esercenti hanno investito denaro per acquistare merce per la prossima stagione, denaro che avrebbero dovuto recuperare dalle vendite attuali. A questo punto i commercianti del settore moda chiedono fortemente un aiuto, se proprio devono attenersi a queste regole, come indennizzi che possano coprire la perdita economica di ogni giorno di chiusura. Oppure si considerino abbigliamento e calzature, non solo quelli per bambini dunque, come beni di prima necessità, visto che il consumatore può trovare approvvigionamento in un qualsiasi supermercato, togliendo così clientela al negozio specializzato.
«Vogliamo essere ascoltati dal presidente della Regione come associazione di categoria – chiede Politino – perché il comparto sta soffocando mentre i debiti dei commercianti si accumulano giorno dopo giorno».