CATANIA – “Spendere bene i soldi del Recovery Fund”. E’ il mantra che da mesi domina il dibattito pubblico italiano, coinvolgendo la politica, gli attori economici, le organizzazioni sindacali e datoriali. Sullo sfondo, la consapevolezza che quello dei fondi UE sia un treno da non perdere. Tanto più per un Paese come l’Italia, zavorrato da ritardi storici e ancora insopportabilmente spaccato tra nord e sud. Ma come impiegare utilmente i denari del Recovery Fund, ed evitare che si trasformino nell’ennesima occasione persa? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Milazzo, segretario provinciale della Cna di Catania, in prima linea a fianco degli artigiani e delle pmi del territorio duramente colpite – e solo parzialmente ristorate – dalla crisi economica innescata dal Covid-19.
Segretario, sull’utilizzo delle risorse europee si sprecano idee, ipotesi, retroscena. Si ha l’impressione che manchi quella concretezza che è il pane quotidiano degli artigiani, e soprattutto di quelli catanesi. Quali sono le vostre priorità d’intervento?
Quella concretezza potrebbe essere una base molto utile da cui partire per affrontare questa discussione. Per quanto riguarda il Recovery Fund, rispetto alle aree di intervento delineate dalla Comunità Europea, i principali cluster che CNA Catania individua nel territorio etneo sono cinque: investimenti in infrastrutture ed efficientamento energetico degli edifici pubblici; valorizzazione del patrimonio artistico e culturale; creazione di un polo fieristico; digitalizzazione; Catania città intelligente.
Affrontiamo i punti nello specifico. Investimenti in infrastrutture ed efficientamento energetico degli edifici pubblici.
Si dovrebbe partire anzitutto dal completamento, dalla modernizzazione e dalla messa in sicurezza delle strade provinciali del territorio, senza dimenticare la zona industriale di Catania. Bisognerebbe anche intervenire sulle infrastrutture per la mobilità, con il duplice obiettivo di promuovere la coesione sociale e territoriale e sostenere la transizione verde. E ancora, lo sviluppo del trasporto portuale, attraverso la digitalizzazione, la realizzazione della catena del freddo, l’elettrificazione delle banchine. Ultimo ma non meno importante – anzi – la riqualificazione energetica e la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare pubblico, con una particolare attenzione all’edilizia scolastica.
Una Catania da ridisegnare completamente, insomma.
Assolutamente sì, ma senza perdere di vista le specificità del territorio. Fondamentale, per CNA CATANIA, sarà la capacità di connettere questi investimenti alle caratteristiche del tessuto produttivo, che nella nostra città è composto per oltre il 90% da micro e piccole imprese. Bisogna far sì che le risorse economiche spese possano rimanere all’interno della nostra comunità. Per cui auspichiamo lotti più piccoli e una riserva delle quote percentuali di gara per le imprese sotto i dieci dipendenti con un fatturato annuo inferiore ai due milioni di euro, la cosiddetta microimpresa.
Veniamo alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale.
Anche qui non mancano le proposte concrete, a partire dall’avvio di un processo di manutenzione ordinaria e straordinaria sulle collezioni del Castello Ursino, che oltre ad ampliare l’offerta per turisti e cittadini dia opportunità di lavoro ad una categoria qualificata quale quella dei restauratori locali. Ma è solo un esempio, in una città piena di siti di eccezionale interesse che non aspettano che di essere valorizzati e resi fruibili. Da questo punto di vista, anche la terza proposta di creazione di un polo fieristico va in una direzione di rilancio della città.
Digitalizzazione. Un’altra parola che non manca mai al dibatto pubblico sul Recovery Fund.
Già da tempo, anche nell’ambito dell’utilizzo dei fondi del Patto per Catania, avevamo avanzato la proposta di un hub digitale pubblico che agisca da incubatore ed acceleratore di imprese, nonché sede di coworking con l’obiettivo specifico di creare un partenariato pubblico-privato (Ppp) generatore di interconnessione tra aziende, associazioni di categoria, professionisti e mondo della ricerca. Dobbiamo cogliere quest’occasione per favorire il coordinamento tra le azioni dei soggetti partner della rete, e il reperimento e l’utilizzo delle risorse umane e finanziarie necessarie per lo sviluppo delle idee e dei progetti messi in campo.
Ha parlato anche di Catania città intelligente.
Sì, perché tutte queste proposte conducono ad un minimo comune denominatore: la smart city. Idee innovative quali app per individuare parcheggi liberi con gli smartphone; lampioni pubblici che come alberi catturino anidride carbonica per restituire ossigeno; pavimenti che producano energia dal movimento dei pedoni. E poi co-working, bike sharing, bio-panchine, cestini fotovoltaici, tutti elementi di una visione comune orientata allo sviluppo sostenibile.