Alla faccia dei proseliti, degli alert, dei tavoli tecnici e dei tentativi di collaborare con la Pubblica Amministrazione!
Che dire? Già sono on-line articoli di redazioni e colleghi che, rabbiosamente, si inalberano, racconti di alzatacce e assembramenti smistati alla meglio in camere e camerette, in studi professionale all’uopo adattati alla nuova esigenza di avere il cliente al fianco al momento del click day.
Inutile, pertanto, spendere altre parole sull’argomento, anche se sarebbe bello poter condividere con tutti un racconto dettagliato del portiere del mio stabile che alle 7 di stamane mi chiede “dottoressa, le si è rotto il gallo, che è qui a quest’ora?”.
Parliamo dei fatti: programmazione e controllo, questi sconosciuti!
I capisaldi della gestione d’azienda, quelli stessi che il nostro legislatore ha preteso da ciascun imprenditore, anche il più piccolo, col nuovo codice della crisi, diffusore di una idea (assolutamente condivisibile) che l’organizzazione è importante, e non può essere derogata alle esigenze di una raffazzonata corsa all’attimo fuggente.
Siamo tutti d’accordo; tant’è che i commercialisti, consulenti fiscali, ma anche d’impresa, hanno criticato talune sfumature, ma con entusiasmo hanno colto l’opportunità offerta: la gestione dell’impresa attraverso l’organizzazione delle risorse.
Bene: cosa non è chiaro ai nostri Governi, a quello nazionale ed anche a quello regionale di questi semplici concetti che tanto bene hanno elaborato per le nostre aziende?
Era prevedibile il fallimento: i commercialisti se lo aspettavano. L’INPS lo aveva dimostrato, già con la richiesta dei famosi 600 euro ai tempi del lockdown, e con la presentazione della cassa integrazione.
Qualcuno aveva pure osato avanzare l’ingiusto mezzo per una boccata d’ossigeno alle aziende in ginocchio da mesi di blocco del lavoro.
Si erano sottolineate sbavature e deficienze di un bando partorito in fretta, con la pretesa di testare nuovi mezzi tecnologici, a pagamento, in un periodo di vacche magre.
Ma tant’è: le richieste rimaste inascoltate; le incertezze chiarite a ridosso dalla scadenza.
Andiamo avanti, comunque.
Confidavamo, tutti, quindi, in un aggiustamento della piattaforma e delle reti.
Hanno fatto le nottate i commercialisti, i Caf, i rivenditori di spid e firme digitali, per dotare degli strumenti informatici richiesti tutti quanti, avrebbero potuto fare altrettanto loro: i numeri li avevano, era già in piattaforma, precaricati da imprese e consulenti.
Anzi, ancor meglio: i numeri li avevano perché ai non aventi diritto era inibito l’accesso in piattaforma.
Quindi: prevedibile il numero di accessi, anzi certo, conosciuto.
La piattaforma non regge? La connessione non regge?
Bene, organizziamoci: atteggiamento problem solving, proattivo, come è chiesto nella giungla della concorrenza imperfetta alle nostre imprese.
Si sarebbe potuto immaginare di dividere il click day, stante che lo stanziamento dei fondi è per provincia: lunedi Palermo, martedì Ragusa, mercoledì Siracusa, e così via.
Troppo difficile?
Chissà, intanto il giorno infernale è rimandato a giovedì 8.
E noi, tutti, consulenti ed imprenditori, vorremmo sapere cosa cambierà in queste poche ore, cosa sarà fatto che non è stato possibile fare entro giorno 5.