CATANIA – Sono stati oltre 100 i partecipanti al seminario aperto “Blockchain – Nuove tecnologie applicate alla filiera agrumicola”, organizzato nei giorni scorsi in modalità a distanza nell’ambito del progetto Social Farming 3, realizzato dal Distretto Agrumi di Sicilia e Alta Scuola Arces con il contributo non condizionato di The Coca-Cola Foundation.
Un momento di approfondimento su una tecnologia che consente una ulteriore tracciabilità da affiancare eventualmente a quelle già realizzate da consorzi di tutela e enti di certificazione biologica per le produzioni agrumicole di qualità, Dop , Igp e Bio. «Una opportunità di informazione e tutela dei consumatori che abbiamo voluto conoscere meglio – spiega Federica Argentati, Presidente del Distretto produttivo Agrumi di Sicilia – invitando anche le aziende, gli imprenditori e le figure professionali della filiera agrumicola a questo momento di conoscenza. Un confronto con gli esperti di questa tecnologia utile a comprendere le differenze tra blockchain pubblica e privata, vantaggi e limiti nella sua eventuale gestione quotidiana da parte delle imprese, prospettive di utilizzo. E’ fondamentale capire se la blockchain può effettivamente essere utile alla crescita della filiera agrumicola. Per questo ho chiesto a tanti di essere presenti e ascoltare i relatori qualificati che abbiamo coinvolto anche nel corso specifico avviato all’interno del progetto Social Farming 3». Progetto che, come sottolineato da Cristina Camilli, Responsabile Relazioni istituzionali di Coca-Cola Italia, «abbiamo visto nascere qualche anno fa e a cui siamo molto legati, perché come altri progetti che abbiamo sostenuto in questi anni con The Coca-Cola Foundation, può apportare innovazione e migliorie alla filiera agrumicola siciliana che per noi è molto importante. Il nostro sostegno è convinto e continuerà anche in futuro».
Al seminario è in intervenuto anche Dario Cartabellotta, Dirigente Generale del Dipartimento Regionale Agricoltura e Autorità di gestione Psr Sicilia. «Quello della blockchain, della tracciabilità e della garanzia del consumatore – ha detto Cartabellotta – è un tema di grande interesse. Valorizzare i territori dando al prodotto siciliano un valore in più è quello che dobbiamo riuscire a fare anche tramite percorsi di certificazione appositi, pure con tecnologie come la blockchain. Abbiamo il marchio Qualità Scura, ci sono le certificazioni Dop e Igp, il Biologico, ma è sempre più necessario coniugare da un lato tecnologia e innovazione, dall’altro la sicurezza del consumatore. Cinque anni fa con il Distretto avevamo proposto un accordo di filiera per il prodotto trasformato che andava in questa direzione. Tutti temi su cui la collaborazione con il Distretto Agrumi di Sicilia credo sia fondamentale».
Giuseppe Rallo, Direttore Alta Scuola di Formazione Arces, ha ringraziato i relatori del seminario «per il loro contributo di alta qualità e competenza anche al corso sulla blockchain che abbiamo avviato, per la generosità con cui hanno messo a disposizione la loro piattaforma Foodchain, sui cui i corsisti potranno effettuare una parte pratica».
Poi la parola ai tecnici della blockchain. Prima Luigi Gabriele (Presidente Consumerismo), poi Marco Crotta (Founder Blockchain Caffè), che ha spiegato come «questa tecnologia può migliorare il lavoro delle aziende del made in Italy e come può mettere il bastone fra le ruote alle contraffazioni». Infine, Marco Vitale (CEO Foodchain S.p.A. nonché Presidente della Fondazione Quadrans per lo sviluppo di blockchain open source) ha chiarito come la «blockchain non sia altro che un registro e inserirvi i dati significa accrescere il valore di un prodotto. Prodotto che quando arriva al consumatore finale porta con sé una storia certificata, perché la blockchain racconta tutti i passaggi e le azioni che hanno avuto per oggetto quell’arancia o quel limone che arriva sulla nostra tavola, dalla produzione alla raccolta, al packaging sino al trasporto e alla vendita al dettaglio». Dati che, ha spiegato Vitale, «sono certi, non modificabili a meno che crollino contemporaneamente tutti i “nodi” del network che costituisce la blockchain. Praticamente impossibile. Ecco perché ogni informazione inserita è per sempre, certificata e controllabile da tutti».