I numeri – davvero poco confortanti dell’ultimo rapporto Istat sulla Sicilia – cozzano contro la realtà della provincia di Ragusa che sembra mantenere fede al suo vecchio appellativo di “isola nell’isola”.
A livello nazionale la Sicilia emerge come la regione italiana più povera con un tasso di esclusione sociale che tocca più della metà della popolazione. Sono migliaia le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà e la disoccupazione non si arresta minimamente.
Le cifre snocciolate dal rapporto Istat parlano di oltre 2.700.000 di persone che corrono il rischio di rimanere ai margini non riuscendo a soddisfare nemmeno i bisogni primari.
Un tale quadro di certo ha colpito anche una delle province meno grandi dell’isola ma, al contempo, una delle più produttive come Ragusa. Anche in terra iblea il tasso di disoccupazione è cresciuto in maniera esponenziale passando dall’8,1% del 2004 al 19,5% del 2015 seppur inferiore a quello di altre realtà come la vicina Siracusa (25,7%) o Palermo (23,9%), Messina (22,5%), Agrigento (26,2%) e Caltanissetta (22,2%).
Secondo i dati forniti dall’Ufficio Statistica del Libero Consorzio di Ragusa gli abitanti dell’intera area iblea sono circa 320mila con un’età media di 42 anni, un dato che ha risentito probabilmente del basso tasso di natalità registrato negli ultimi anni con il numero dei decessi che ha superato quello dei nuovi nati.
Ma “l’isola nell’isola” ha diversi motivi per sorridere. Primo tra tutti una impennata del turismo che risente ancora, nonostante siano passati diversi anni, dell’effetto Montalbano. Il celebre commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri è risultato decisivo, attraverso le fiction girate nel ragusano, per far conoscere le bellezze paesaggistiche e artistiche della zona.
Fin quando durerà questo effetto non è dato saperlo ma il 2016, secondo i dati del dipartimento regionale dell’assessorato al Turismo, ha fatto registrare nei primi sei mesi dell’anno un vero e proprio boom di presenze del Ragusano che ha triplicato le presenze rispetto l’anno precedente.
L’aeroporto di Comiso dovrebbe rappresentare una grande arma per sviluppare la vocazione turistica di Ragusa e provincia spesso penalizzata da una rete infrastrutturale carente e che l’ha isolata per anni. In attesa di un vero e proprio “decollo” in grande dell’aerostazione sono aumentate in maniera esponenziale le strutture recettive, in particolare i bed and breakfast e l’avvento di servizi come Air b’n’b ha fatto accrescere la disponibilità di posti letto alimentando però in alcuni casi un vero e proprio circuito opaco.
Ragusa è conosciuta per la sua effervescenza produttiva e nel 2015 si registravano 1486 cooperative (il 4,18% del totale), 21921 ditte individuali (il 61,65%), 4905 società di persone (il 13,80%) e 6847 società di capitali (il 19,26%).
Nonostante la gravissima crisi strutturale nel ragusano il saldo tra la natalità e la mortalità delle imprese è stato sempre positivo tranne nel 2007, 2008 e 2013. Segno che nonostante i fattori esterni la rete commerciale e produttiva iblea ha retto, mentre un calo si registra per quanto riguarda l’artigianato.
Le imprese artigiane sono passate dalle 7026 del 2011 a 6458 del 2015. Un altro dato che fa svettare Ragusa è quello emerso dallo studio Crif (Credit Solutions su mutui e credito al consumo) del 2015 che ha riservato una sorpresa sul versante dei prestiti personali.
Ragusa svetta (quasi un unicum nel Mezzogiorno) nella top ten dei prestiti personali stilata dal Crif con un importo medio dei prestiti erogati di 13.833 euro e si tratta di un dato superiore alla media nazionale.
Gli analisti hanno legato questo boom all’impennata del flusso turistico avvenuta negli ultimi anni parlando di un “Ragusashire”, così come un tempo si era parlato di “Chiantishire”.
Ci sono tante potenzialità ancora da sfruttare nel Ragusano: basti pensare alle eccellenze enogastronomiche da valorizzare. La produzione vinicola di altissima qualità, basti pensare al Cerasuolo di Vittoria, e a una agricoltura di rilievo specie nei comuni della fascia trasformata (Vittoria, Santa Croce, Acate, Comiso). Si tratta di produzioni che devono sgomitare per via di una concorrenza sempre più spietata (e spesso sleale) e per le storture nella formazione del prezzo di vendita e della grande distribuzione organizzata.
Vittoria, la città più giovane della provincia, è sede di uno dei più grandi Mercati Ortofrutticoli alla produzione d’Europa ma la gravissima crisi ha messo in ginocchio l’intera città facendo letteralmente terra bruciata. Eppure ci sono molti produttori e imprenditori che continuano a credere e a scommettere sul potenziale dell’agricoltura e delle produzioni d’eccellenza lanciando sul mercato nuovi prodotti, associandosi e cercando nicchie di mercato.
E proprio la valorizzazione dell’agricoltura e delle tipicità unita al turismo può segnare un cambio di passo per Ragusa dopo l’epopea d’oro del petrolio e delle trivelle che andrà, inevitabilmente, a esaurirsi. L’essenza del “RagusaShire” è anche questa: una grandissima predisposizione al lavoro unita alla testardaggine.