CATANIA – Gli artigiani e il sistema delle piccole imprese sono allo stremo delle forze. Sono i più colpiti da una crisi economica senza precedenti, che rischia di mettere in ginocchio più di 5 milioni di piccoli imprenditori, che non moriranno per il virus, ma per l’assenza di provvedimenti economici realmente efficaci da parte delle istituzioni.
Le risposte del governo a oggi risultano largamente insufficienti:
•bonus di appena 600 euro (fra l’altro non ancora ricevuto da centinaia di migliaia di destinatari);
•credito di imposta per affitti riservato esclusivamente ai locali accatastati come c1 (negozi) e non ai c3 (come sono in genere i laboratori artigiani);
•assurdo criterio individuato per la sospensione dei tributi, riservato alle imprese che abbiano subito una contrazione del fatturato (almeno del 33%) rispetto ai mesi di marzo e aprile relativi al periodo d’imposta precedente (2019).
•inadeguatezza quantitativa e qualitativa del cosiddetto “Decreto Liquidità” che, invece di rappresentare un’immissione shock, consente solo alle aziende di indebitarsi ulteriormente, prolungandone l’agonia.
Il perdurare di tali situazioni, ci fa amaramente ritenere che tante imprese, purtroppo, non riapriranno.Soluzioni? Intanto l’anno 2020 dovrebbe essereconsiderato come un anno di tregua fiscale, dando così alle aziende la possibilità di riprendere l’attività senza l’assillo di dover anche pagare imposte e tasse, sottraendo quel poco di liquidità che si verrebbe a creare con la ripartenza. Proprio per questo motivo, al fine di evitare la chiusura definitiva di migliaia di imprese, riteniamo di dover suggerire al governo nazionale – per tutte le attività colpite dall’emergenza economica – le seguenti proposte:
•ristori a fondo perduto a fronte di perdite dimostrate per tutti i costi fissi che continuano a gravare sulle attività;
•versamento del saldo delle imposte, relativo all’anno di imposta 2019, a partire dal primo gennaio 2021 (in un’unica soluzione o in cinque rate);
•abolizione degli acconti d’imposta per l’anno 2020 scaturiti dalla dichiarazione dei redditi relativa l’anno di imposta 2019;
•sospensione delle imposte già maturate e fino al 30 settembre 2020, prevedendo il pagamento delle stesse con un piano di rientro a lungo termine;
•sospensione delle rate trimestrali, scaturite dagli avvisi bonari già notificati, che non sono state oggetto di alcuna sospensione nei precedenti decreti;
•riconoscimento del credito d’imposta sugli affitti degli immobili a prescindere dalla categoria catastale;
•riconoscimento di un anno figurativo di contribuzione Inps senza il versamento dei contributi nella gestione autonomi o separata che dir si voglia;
•moratoria fino al 31.12.2020 del rilascio del durc al fine di consentire il pagamento di tutti i debiti della pubblica amministrazione dei confronti delle imprese;
•cartolarizzazione dei crediti dei piccoli imprenditori nei confronti della pubblica amministrazione, con assunzione da parte dello Stato degli oneri finanziari.
Cna Catania chiede altresì l’immediata cancellazione dell’articolo n. 42 del “Decreto Cura Italia”, comma 2, che prevede di considerare come infortunio sul lavorol’eventuale contagio da Covid-19 di un lavoratore.
È inoltre fondamentale che acconciatori ed estetiste possano riprendere a breve la loro attività. Il comparto, a tutela di clienti e dipendenti, può già offrire tutte le garanzie necessarie a riaprire saloni di acconciatura e centri estetici nella massima sicurezza, rispettoso delle più rigorose norme e procedure igienico-sanitarie. Lo slittamento del riavvio di tali attività a giugno è intollerabile e rappresenta la condanna a morte per un settore che, con 135mila imprese e oltre 260mila addetti, partecipa in maniera determinante all’economia italiana, oltre a essere essenziale per garantire il benessere psico-fisico della popolazione.