Catania, da venerdì 21 al Piccolo Teatro della Città "Il teatrino delle meraviglie" di Cervantes

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CATANIA – L’inganno perpetrato da due ciarlatani tramite la finzione è al centro dello spettacolo Il teatrino della meraviglie che va in scena a venerdì 21 e sabato 22 febbraio (ore 21) al Piccolo Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale.

Il coloratissimo spettacolo, tratto da Miguel de Cervantes che racchiude l’omaggio a Gianni Rodari nel centenario della sua nascita, viene proposto dal Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale, in collaborazione con la Compagnia GoDoT di Ragusa.

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La pièce, nata da un’idea di Gianni Salvo, è stata adattata da Federica Bisegna ed è diretta da Vittorio Bonaccorso. Le raffinate musiche sono del maestro Pietro Cavalieri. In scena, insieme con Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso, tutti gli attori della Compagnia GoDoT.

«L’idea di mettere insieme due autori e due opere così diversi tra loro, sia per lo stile, sia per i contesti e i periodi storici in cui sono vissuti, può sembrare alquanto insolita. Li avvicinano, però, i temi su cui si basano le due opere: la finzione, l’inganno e la verità», spiega Vittorio Bonaccorso.

Le opere, infatti, sono entrambe brevi: la prima, di Cervantes, scritta nel 1615 tratta dell’esasperato antisemitismo che tanta crudeltà ha creato nei primi decenni del 20° secolo; la seconda, di Rodari è mutuata dal racconto di Andersen, il quale a sua volta ha ripreso un tema della letteratura spagnola del 1300 e cioè dall’opera di Don Juan Manuel Il conte Lucanor e i suoi exempla.

«Entrambe – continua Bonaccorso – giocano sull’inganno perpetrato da due ciarlatani tramite la finzione: ne Il teatrino delle meraviglie Cianfaglia e Cirinos convincono gli astanti che soltanto chi non ha sangue ebreo potrà vedere ciò che accade sul loro palco; così ne I vestiti nuovi dell’imperatore i due Sarti gabbano il re tessendo una stoffa che non esiste dicendo che soltanto chi è intelligente potrà vederla. Qui si innesta il tema della verità. Da bambini ci viene insegnato che bisogna sempre dirla, ma quando diventiamo adulti, se continuiamo a dire la verità sempre e in ogni caso, la nostra vita diventa un inferno (…). È vero che il termine “finzione” (dal latino fictio) nel linguaggio comune si usa come sinonimo di falsità, menzogna, inganno, sotterfugio, ma in senso più largo si riferisce anche all’attività del costruire, formare, strutturare, elaborare e, inoltre, pensare, immaginare, supporre, ideare, inventare: tutti termini che esaltano la creatività e di cui l’arte scenica dimostra chiaramente il valore».

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