CATANIA – “Abbiamo messo tutto dentro un sacco: vestiti, le cose necessarie e un pupazzo per mio figlio. Non abbiamo più nulla”. E’ l’amaro sfogo di uno degli abitanti della palazzina di via Castromarino crollata parzialmente nella notte tra domenica e lunedì.
“Devo ancora pagare cinque anni di mutuo: in questa casa ci sono 40 anni di sacrifici. Non ho più nulla e non posso recuperare niente perché casa mia non c’è più”, dice un’altra abitante. Che è arrabbiata e punta il dito contro chi non ha voluto ascoltare il loro grido di allarme.
“Lo abbiamo detto che la situazione era pericolosa ma non siamo stati ascoltati: adesso chi ci risarcisce? Chi ci rida una casa e la nostra serenità?“, continuano a chiedersi gli abitanti. “Abbiamo salvato noi i nostri vicini quando ci siamo accorti che le crepe si allargavano sempre di più e sentivamo continui scricchiolii. Non ce ne siamo andanti fin quando non abbiamo visto tutti uscire”.
Oggi, intanto, continuano i sopralluoghi: il cielo grigio, la pioggia non lava via la rabbia e la disperazione di queste persone. 39, senza più casa, senza vestiti, senza effetti personali. Solo con i ricordi: quelli nessuno può toglierli. Ma in questo momento i ricordi belli sono offuscati dagli ultimi momenti brutti e nella loro mente si ripropone sempre quella maledetta notte e quel maledetto giorno, domenica, fatto di chiamate ai vigili del fuoco, di denunce cautelative, di sopralluoghi. E oggi di domande: si poteva evitare?
Un dubbio atroce: considerando anche la posizione di molti geologi che sottolineano come il sottosuolo delle città è soggetto a continui cambiamenti a causa delle corrosioni che naturalmente – ma anche per fattori esterni – avvengono.
Aspettiamo, insieme a loro, di conoscere la verità. Intanto la Procura ha aperto una inchiesta: i reati ipotizzati sono disastro colposo e lesioni colpose. Quest’ultima accusa riguarda il ferimento di una persona che ha riportato lesioni giudicate guaribili in sette giorni. Il fascicolo è al momento senza indagati.