"Oltre i cieli bruciati", il teatro e la danza per raccontare il dramma della guerra

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CATANIA – Lassù, oltre le nuvole nere della guerra e della fame, della sofferenza e della sopraffazione, splende il sole della speranza, della bellezza, dell’arte. Ma per vederlo occorre attraversare le nuvole. Partire dalla terra, affrontare la guerra la fame la sofferenza la sopraffazione, riscattarle seguendo un sogno che può salvare.

C’è questo e molto altro in “Oltre i cieli bruciati”, lo spettacolo scritto e diretto da Francesco Coppa e interpretato dalle allieve della Compagnia Oltredanza Ballet di Zafferana Etnea diretta Valentina Cristaldi, che debutterà stasera alle 21.00 al Teatro Ambasciatori di Catania. Un originale connubio di danza e teatro, per affrontare il tema delicato della guerra e delle sue conseguenze. Abbiamo incontrato il regista e la coreografa per fare una chiacchierata sullo spettacolo.

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Ma prima un accenno della trama. Nella Sicilia del 1943, la giovane Maria Cortes sogna di diventare una danzatrice. La matrigna non perde occasione di ricordarle che i sogni non si mangiano, ma quando il podestà si dimostra interessato alle doti artistiche della ragazza è lieta di sbarazzarsene. Maria si troverà a vivere situazioni grottesche e drammatiche, finché un giorno – sotto i bombardamenti che uniscono nel terrore ricchi e poveri, potenti ed umili – incontra Carlos, ex ballerino spagnolo ritrovatosi in Sicilia dopo la Guerra Civile. Per sapere il resto, occorrerà recarsi stasera all’Ambasciatori.

Una cenerentola siciliana – “Questo spettacolo ha vari aspetti allegorici – spiega ai microfoni di Hashtag Sicilia Francesco Coppa, autore e regista – anzitutto la condizione di una giovane artista nella Sicilia della Seconda Guerra Mondiale, che non rinuncia a coltivare la propria passione e a sognare un futuro migliore. Maria rappresenta proprio questo: una cenerentola siciliana che non smette di sognare e sperare. Un altro tema è quello dello sfruttamento minorile, sopratutto nelle miniere, immagine di una terra che per tirare avanti sacrifica persino i propri figli. E poi l’emigrazione, famiglie spezzate dal bisogno, madri sole che rimangono ad amministrare la terra e crescere i bambini, mariti e figli lontani che non torneranno, o torneranno diversi”.

Molteplici aspetti di un dramma che lo spettacolo affronta con il connubio arte-danza. “Ogni forma d’arte può essere utile per raccontare la storia della Sicilia – prosegue Coppa – una storia lunga, tortuosa, a tratti oscura, che emerge nella sua complessità sopratutto attraverso storie comuni. Scrittori come Sciascia, Bufalino, Camilleri lo hanno fatto magistralmente, restituendo il dramma  in tutta la sua pienezza. Noi abbiamo scelto una formula innovativa, raccontando attraverso il teatro-danza la storia di una persona umile ma ricca di passione, che di questa passione farà la base del proprio riscatto, nel momento più duro della sua vita e della sua terra”.

Ad impreziosire lo spettacolo la proiezione di foto storiche, testimonianza della sofferenza dell’isola nel momento drammatico dei bombardamenti. “Le immagini saranno la cornice dello spettacolo – dice Valentina Cristaldi, autrice delle coreografie – Il linguaggio della danza raggiunge corde molto profonde, tocca il cuore del pubblico e riesce a comunicare attraverso il movimento la sofferenza, le privazioni, le aberrazioni della guerra. Attraverso questo spettacolo le allieve della scuola di danza che dirigo a Zafferana hanno potuto cimentarsi anche come attrici. Il nostro scopo, del resto, è formare delle artiste complete”.

Sul palco, oltre a Coppa e Cristaldi, Martina Caruso, Marta Sapienza, Ilenia Mammino, Giulia Tomarchio, Erika Russo, Daniela Giuffrida, Giovanna Cutrona, Salvatore Pinzone, Federico Musumeci, Michele Di Prima, Giuseppe Romano e la collaborazione di Simona Marano. Una compagnia che ha già dato ottima prova di sé – dell’anno scorso lo spettacolo Regardez, apprezzato dalla critica e dal pubblico – e che come la protagonista Maria ha un sogno: “Vorremmo fare una replica al Museo dello Sbarco alle Ciminiere – confessa Valentina – una location che si presterebbe perfettamente ad ospitare l’opera. Magari, con la collaborazione delle Istituzioni, ci riusciremo”.

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