CATANIA – Da Angelica ad Angela, da Angela ad Angelica, su e giù lungo i sentieri misteriosi della storia che intrecciano realtà e fantasia, ricordi e sogni, in una trama inestricabile che è la trama della nostra vita.
C’è questo e molto altro ne Il segreto di don Ciccio, il romanzo di Angela Sorace edito da Bonfirraro, che sarà presentato oggi pomeriggio alle 18.00 presso il Palazzo della Cultura di Catania con l’autrice e relatori d’eccezione, l’attore Gianni Sineri e l’avvocato Santino Mirabella. Ma l’opera è arrivata in libreria con un viatico inestimabile, quello di Tuccio Musumeci: “Il segreto di don Ciccio ci restituisce Catania e la Sicilia di un tempo – ha scritto il grande attore – accompagnate dai loro colori, dai loro suoni e dall’inebriante profumo della brezza marina”.
Colori, suoni e profumi che ci riportano nella Belle Époque, grazie ad un ritrovamento familiare dell’autrice. “Si tratta del diario della mia prozia Matilde, ultima di tredici figli, vissuta ai primi del Novecento – racconta Angela ai microfoni di Hashtag Sicilia – La coincidenza del ritrovamento, in un momento delicato della mia vita, ha innescato la curiosità di scoprire il background dei miei antenati, il loro vissuto, la loro storia. Per capire se – e come – abbia potuto influenzare i loro discendenti”. Un viaggio nel passato, insomma, che diventa l’occasione di una riflessione profonda sul presente, sull’esistenza dell’uomo, sull’elaborazione della sofferenza.
A partire da quella della protagonista, che Angela coglie in un momento cruciale. “Angelica parte in pellegrinaggio a Santiago de Compostela – racconta l’autrice, infermiera e terapeuta all’Ospedale di Caltagirone – Durante il cammino ha l’apparizione di una donna misteriosa che le restituisce il diario che non s’era accorta di aver perduto. Questo episodio sovrannaturale la fa riflettere sul proprio destino, che incede inesorabilmente attraverso il passato, il presente e il futuro, rimanendo impigliato in storie che si ripercorrono ciclicamente”.
Sulla scorta di questi segni Angelica ritorna in Sicilia. A Catania, in via Crociferi, nel cuore del cuore del barocco etneo. “Qui incontra il barone Zappalà, discendente di un’antica famiglia catanese, e scopre che egli aveva dato alloggio, molti anni prima, al suo bisnonno: il Marchese Francesco detto Don Ciccio“. Siamo al personaggio che dà nome al romanzo, e che si rivela tutt’altro che “semplice”. “Don Ciccio è un uomo complesso, collerico, anaffettivo – spiega Angela – Un commerciante di articoli e paramenti sacri che si mostra del tutto disinteressato agli altri, compresi suoi cari e i suoi figli”. Chi volesse scoprire perché, non ha che da leggere il romanzo.
Un affresco ponderoso, quello dipinto da Angela Sorace, complesso e tuttavia godibile anche grazie ad una ricerca storica minuziosa. Che le permette di raccontare episodi storici determinanti, dall’eruzione del 1669 che cambiò il volto di Catania al terremoto di Messina del 1906, passando per la Prima Guerra Mondiale, le carestie e le epidemie che flagellarono l’inizio del secolo scorso. “E’ stato un lavoro lungo e complesso – ammette Angela – Mi sono soffermata sullo sfondo, sull’epoca, sull’ambientazione. Una ricerca che mi ha portato a scartabellare in biblioteche e archivi, anche digitali, per ricostruire efficacemente alcune scene”.
Come quella, riuscitissima, del funerale di Angelo Majorana che si incontra nel corso del romanzo. “Ma sono diversi i personaggi storici che racconto nel libro – precisa la scrittrice – dalla baronessa Zappalà al Cardinale Dusmet, nomi che la città sta dimenticando ma che fanno parte della storia di tutti noi”. Come i ricordi di famiglia che, sorride Angela, si somigliano un po’ tutti. “Credo che ogni persona possa riconoscersi nei luoghi, nelle situazioni e nei personaggi che ho narrato – conclude – siamo stati fortunati, perché alla fine del suo diario la prozia aveva lasciato la richiesta che fosse bruciato. Per fortuna nessuno l’ha ascoltata, e questo ha permesso a me di ritrovarlo e riscoprire la vita, la storia e la bellezza custodite in quelle pagine”.