Differenziare le retribuzioni tra Nord e Sud? Un'idea pericolosa per tutto il Paese

- Pubblicità -

La settimana che sta per concludersi è stata costellata da tantissimi eventi, alcuni positivi, altri negativi. Tra gli eventi positivi la conquista di alcune medaglie d’oro ai Campionati mondiali di Nuoto di Seul, con l’eccezionale impresa di Federica Pellegrini che ha riempito d’orgoglio tutti gli italiani; ma anche la cancellazione, da parte del Parlamento italiano, di una legge-vergogna su asili nido e trasporto pubblico locale, la quale partendo dall’assunto che se un servizio non esiste significa che non è necessario, escludeva di fatto tanti piccoli Comuni del Sud dai finanziamenti per quelle materie.

Tra i fatti negativi della settimana spicca sicuramente la decisione di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, di lasciare in anticipo perché – a suo dire – il clima attorno alle iniziative di questa istituzione ė diventato pesante, quasi ostile; e per tornare alla nostra Catania, la scelta di tenere le elezioni alla carica di Rettore dell’Università il 23 agosto, in un periodo nel quale in Italia non si sono svolte mai nessun tipo di elezioni, senza dare sufficiente spazio al dibattito e al confronto dei programmi, anche alla luce della bufera giudiziaria che ha investito l’Ateneo nelle scorse settimane.

- Pubblicità -

Ma su queste questioni non aggiungo altro. Vorrei soffermarmi invece su un’idea che sta tornando in auge tra gli addetti ai lavori, quella di una differenziazione delle retribuzioni tra i lavoratori del Nord e quelli del Sud Italia. Da qualche tempo ne discutono studiosi, economisti, politici,  che quasi all’unisono sostengono una sorta di ritorno alle cosiddette gabbie salariali, già in vigore dal 1945 al 1972. Un’idea sbagliata per diversi motivi. Quali? Scopritelo nella nuova puntata di “Riserva di caccia” in onda questa sera alle 20.00 qui e sulla nostra pagina Facebook!

N.B.: Il video si attiverà automaticamente a partire dalle ore 20.00.

- Pubblicità -