CATANIA – Spazi urbani dove ci si incontra e ci si scambia opinioni avvalendosi di tecnologie all’avanguardia. Si è aperta con la definizione del concetto di smart city l’ultima giornata di Mare Liberum, che ancora una volta ha riempito di studenti la sede di Associazione Diplomatici. A coronare l’evento, il concerto del cantautore Francesco De Gregori al Teatro Greco, di fronte ad una platea di oltre mille partecipanti al festival.
Relatori del primo intervento sono stati Salvatore Carrubba, Giovanni Moro e Rosaria Arancio, che hanno dibattuto di smart city, internet of things, global governance. «Ci sono aspetti positivi e negativi legati a questo tipo di modernità – ha sottolineato Carrubba rivolgendosi ai ragazzi – Viviamo la città in modo nuovo da diversi punti di vista: mobilità, contesto economico, partecipazione alla vita sociale, ambiente ed energia, edilizia, sicurezza dei cittadini, connettività e digitalizzazione dei servizi».
L’avvocato Arancio ha invitato la giovane platea a una riflessione su quanto offre la smart city in termini di diritti e responsabilità. «Tecnologia, istituzioni e cittadini sono gli elementi fondamentali delle smartcities, ma dobbiamo chiederci chi autorizza cosa e individuare le varie competenze e una normativa che permetta di semplificare questi procedimenti e concretizzare progetti di cui si parla tanto anche in Italia».
È toccato al sociologo Giovanni Moro sottolinearei problemi legati alla partecipazione attiva dei cittadini alla vita dell’amministrazione: dal feedback dato a ciò che viene avanzato dai cittadini dalle amministrazioni al modus operandi di queste ultime. «O questa partecipazione si prende sul serio o non serve a niente».
Sono Boris Tadic, Giuseppe Ayala, Giovanni Russo e Angelino Alfano i protagonisti del secondo panel, moderato da Vincenzo Nigro. «Cosa significa sicurezza? – ha domandato Giovanni Russo – Prima si intendeva nel senso fisico, nel corso del tempo il principale nemico dell’uomo è diventato l’uomo e la sicurezza veniva vissuta con eserciti e confini nazionali. L’esigenza di sicurezza si è spostata poi sul piano individuale e collettivo della vita dei cittadini. L’ultimissima rivoluzione è quella del digitale, che rende visibili i dati di tutti noi. E fa sorgere il problema della sicurezza digitale, che ha come risposta quella della privacy, riconosciuta come una forma di sicurezza».
«Quando si parla di sicurezza mi piace citare il discorso sulle quattro libertà fondamentali di Roosevelt – ha aggiunto Angelino Alfano – che riguardano parola, culto, bisogno e paura. E proprio quest’ultima è legata al diritto alla sicurezza, che a sua volta è collegato al più grande diritto della libertà. La domanda più drammatica del nostro tempo è: a quale pezzo della tua privacy sei disposto a rinunciare per avere più sicurezza?».
Il magistrato Giuseppe Ayala come sempre è andato sul concreto, portando agli studenti esempi di vari casi di privacy e ottenendo subito la loro attenzione, mentre Boris Tadic ha raccontato di quando era studente di psicologia e di quando è diventato ministro delle telecomunicazioni. Anche lui, poi, si è concentrato sul paradosso tra rinunciare alla propria privacy per avere più sicurezza e provare a intercettare chi ha intenzioni criminali, citando alcune situazioni che ha dovuto affrontare quando era presidente della Serbia.
È incentrato sull’economia il terzo e ultimo panel, condotto da Giuseppe Scognamiglio e Mario Nava. Competizione, cooperazione, disuguaglianza tra Paesi e tra persone, sussidiarietà, ridistribuzione, il confine tra economia e diritto e il regolamento per la protezione dei dati personali sono gli argomenti principali attorno a cui ruota il discorso dei due relatori, che chiudono ufficialmente un’altra edizione ben riuscita di Mare Liberum.