Intervista ad Alessandro La Grassa: "La sfida del CRESM a cinquant'anni dal terremoto del Belice"

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Un’oasi di progresso, sviluppo e innovazione all’estremità occidentale della Sicilia. Proprio lì nel Belice, dove un terremoto devastante – ricorre quest’anno il cinquantenario – sembrava dover cancellare ogni traccia degli uomini e della loro capacità di costruire e ricostruire. E’ questo e molto altro il CRESM (Centro di Ricerche Economiche e Sociali per il Meridione), fondato nel 1973 da Lorenzo Barbera, collaboratore e allievo di Danilo Dolci, il sociologo che aveva immaginato una Sicilia diversa. A reggere il CRESM, oggi, è Alessandro La Grassa, che in questa conversazione con Hashtag Sicilia racconta la storia e le prospettive future di una realtà che rappresenta forse un unicum in Italia e in Europa.

“Il CRESM oggi è una cooperativa sociale – spiega La Grassa – Per più di quarant’anni è stata un’associazione, che ha le sue radici nel lavoro che fece nel Belice Danilo Dolci, a partire dai primi anni Cinquanta. La nostra storia ha questa radice, nasce dal lavoro fatto in questo territorio per arrivare ad un progetto organico di sviluppo, già prima del terremoto, che rappresentò un evento di rottura. Dopo il terremoto i fondatori del CRESM, in primis Lorenzo Barbera, furono in prima fila a cercare di sostenere le popolazioni del Belice nella marcia per la ricostruzione e lo sviluppo”. Barbera e i suoi riescono a mettere in piedi una rete di relazioni che suscita vivo interesse in Italia e all’estero. Così l’allora Centro Studi per l’Occupazione prende la forma del CRESM, cioè di un centro di sperimentazione, dialogo e ragionamento sulla questione meridionale, con un approccio non soltanto di studio ma di intervento reale.

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“Fino al 1980 rimaniamo tra il Belice e Palermo – prosegue il presidente del Centro – Nel 1980 c’è il Terremoto in Irpinia e Lorenzo Barbera trasferisce il CRESM in provincia di Avellino, dove rimane per dodici anni a seguire la ricostruzione con lo stesso lavoro di pianificazione dal basso e di creazione di cooperative”. Ma dal 1992 Barbera è di nuovo in Sicilia sull’onda del Programma Leader – il primo e più importante programma europeo per lo sviluppo locale dal basso in zone rurali – che riprende di fatto l’approccio di Barbera e del CRESM nel Belice e in Irpinia. Barbera viene cooptato dalla Comunità Europea quale esperto del programma, con l’incarico di spiegarlo nelle zone rurali di tutta Europa: “Sulla base di questa novità inizia un dialogo con le realtà locali per far nascere i progetti – racconta ancora La Grassa – Il primo nascerà nel Belice Corleonese (GAL Terre del Sosio, oggi GAL Sicani) tra il ’92 e il ’93. Ma il ‘programma Leader’ diventerà un metodo per l’Unione Europea che cercherà di applicarlo in tutte le aree di sviluppo”.

Nel frattempo il CRESM trova nuovi compagni di viaggio e nuove modalità di finanziamento. Dal sostegno di comitati sparsi in Italia e all’estero si passa all’utilizzo dei fondi strutturali. E Lorenzo Barbera, tornato in Sicilia, riprende contrario con un suo vecchio amico nonché avvocato personale, l’allora sindaco di Gibellina Ludovico Corrao. “Lo accolse nella sua città, nel ’94-’95, dandogli spazi e disponibilità per far tornare il CRESM nel Belice – spiega ancora La Grassa – Corrao era un uomo illuminato che chiamò a Gibellina artisti di fama mondiale come Consagra e Burri. Ricomincia un lavoro paziente e certosino per mettere insieme le amministrazioni e le energie di questo territorio, con varie difficoltà ma anche con la nascita di molte iniziative collaterali”.

Facciamo un salto di qualche anno e arriviamo ai giorni nostri. “Dopo la fine dell’esperienza di Corrao il destino della cittadina, nonostante gli sforzi di alcune amministrazioni, sembrava avviato ad una lenta agonia – dice il Presidente del CRESM – Ma recentemente alcune cose hanno iniziato a succedere: attraverso un importante lavoro di mobilitazione dal basso sono arrivati dei finanziamenti per il completamento del Cretto di Burri (sui ruderi della Vecchia Gibellina); le strade di accesso alla parte più interessante del Belice, come la vecchia Poggioreale e lo stesso Cretto sono state ristrutturate grazie al Giro d’Italia di quest’anno; e altre iniziative portate avanti di concerto con l’Amministrazione da una grossa realtà vinicola di Gibellina, le Tenute Orestiadi. Questo ha creato una nuova attenzione, togliendo la patina del degrado e facendo rinascere l’interesse da parte della seconda e terza generazione dei gibellinesi, con la quale abbiamo iniziato a dialogare per cercare di mettere su un progetto”.

Questa la situazione nella quale si muove attualmente il Centro. A favorirne il rilancio anche Manifesta, la rassegna sull’arte contemporanea andata in scena a Palermo. “Molti artisti hanno deciso, dopo aver visitato il nostro museo sul Belice, di aiutarci a far diventare Gibellina un luogo di passaggio per tutti i protagonisti dell’esposizione – dice orgogliosamente il Presidente – Giornalisti, collezionisti, architetti. Insieme con loro ci siamo inventati degli incontri culturali che abbiamo chiamato ‘Dream in Progress Tour’, spiegando il nostro progetto che è quello di completare il ragionamento di Corrao. Difficile ma fattibile, se ci sarà una dimensione internazionale che quel luogo merita. Noi abbiamo lanciato un seme, e questo seme sta attecchendo, visto che tanti hanno deciso di fare un percorso con noi, e che questi visitatori sono diventati testimonial del rilancio economico e culturale di Gibellina”.

Il progetto è chiaro: fare della cittadina un atelier del Mediterraneo. Con collegamenti anche di là dell’Oceano. “E’ successa una cosa simpatica – racconta La Grassa – un regista texano di origine gibellinese, Joseph Cashiola, è venuto a girare un documentario sulla città e su Alberto Burri. Casciola è originario di Marfa, che di fatto è la Gibellina degli Stati Uniti. Due realtà che hanno un legame naturale, con cui tentare di creare un ponte”. Un “gemellaggio” il cui senso ultimo è restituire ai gibellinesi il senso della propria ricchezza artistica, paesaggistico e culturale. “Pensiamo a qualcosa che possa diventare una fondazione o cooperativa di comunità – prosegue il Presidente – Qualcosa di cui ognuno possa sentirsi protagonista attivo. Se ci riuscissimo avremmo valorizzato anche il patrimonio abitabile di Gibellina, riportando qui i grandi maestri che la crearono, e facendo rinascere un dibattito sul terremoto di cui quest’anno rinasce il cinquantenario”.

Da questo ragionamento non restano fuori questioni di stringere attualità come quella dell’immigrazione: “Da sempre il CRESM porta avanti un dialogo interculturale con le comunità immigrate – conclude La Grassa – abbiamo avuto un’importante esperienza di integrazione con la comunità tunisina di Mazara del Vallo, e in generale crediamo che la contaminazione sia la ricchezza delle comunità. Siamo testimoni della capacità tutta siciliana di integrare altre culture e di avere il coraggio di scelte coraggiose e impegnative. Speriamo che i siciliani se ne ricordino sempre”.

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