Domenica un sopralluogo a sorpresa al pronto soccorso del Vittorio Emanuele – dove qualche giorno prima si era verificata l’ennesima aggressione -, ieri in Prefettura per la convocazione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica da parte del prefetto etneo Silvana Riccio. Infine, in tarda serata, le decisioni. L’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza, dal giorno del suo insediamento impegnato in questa battaglia con tutte le forze, vuole trovare una soluzione al problema delle aggressioni negli ospedali: e spera che, con la decisione di ieri sera, possa essere almeno calmierata una situazioni che sta assumendo toni drammatici.
“Abbiamo immaginato – ha dichiarato Razza – delle misure ancora più stringenti proprio per il pronto soccorso del Vittorio Emanuele di Catania come il divieto d’accesso anche per gli accompagnatori del paziente in visita. È un atto che potrà risultare impopolare, ma oramai la riteniamo l’unica strada utile per fronteggiare questa recrudescenza di episodi violenti. Ringrazio il prefetto di Catania per la sensibilità mostrata al tema e sono grato alle forze di polizia che hanno stabilito di incentivare il servizio di pattugliamento nell’area del Vittorio Emanuele”.
Al vertice, oltre ai rappresentanti delle forze dell’ordine, hanno preso parte anche i commissari delle aziende ospedaliere catanesi ed il neo assessore comunale alla Sanità, Giuseppe Arcidiacono.
Sulla vicenda arriva anche la nota di Ugl Sanità e Medici: “Riteniamo positiva la volontà dell’assessore regionale della Salute, Ruggero Razza, di affrontare il grave problema delle aggressioni all’interno dei pronto soccorso nella città di Catania – dichiarano il segretario generale territoriale della Ugl, Giovanni Musumeci, ed i segretari provinciali delle federazioni Ugl sanità e Ugl medici, Carmelo Urzì e Raffaele Lanteri – ma crediamo che la soluzione individuata non sia la più idonea a risolvere l’intensificazione degli episodi di violenza nei confronti del personale medico e sanitario. La regola che vieta l’accesso all’interno delle sale del pronto soccorso a persone che non sono nè pazienti, nè dipendenti, è già esistente e dovrebbe valere per tutti gli ospedali, è una mera questione di salvaguardia dei requisiti minimi di igiene e non un capriccio. Motivo per cui crediamo non abbia senso ghettizzare il solo pronto soccorso del ‘Vittorio Emanuele’, applicando finalmente le regole, quando poi in tutti gli altri nosocomi accade l’esatto contrario”.
“Il rischio, facilmente intuibile ed a portata di mano, è quello che l’utenza si sposterebbe nel vicino ospedale ‘Garibaldi’ o negli altri punti di emergenza della città – prosegue la nota – Sappiamo bene e non possiamo nasconderlo che purtroppo, ancora oggi, anche se non dovrebbe stazionare nei locali di visita ed osservazione, il parente del paziente spesso e volentieri funge da supporto al personale in servizio il cui numero è sempre esiguo rispetto alle reali esigenze del presidio. E’ indubbio che occorre assumere in tempi rapidi nuovi operatori sanitari. Quanto alla paventata chiusura del pronto soccorso del ‘Vittorio Emanuele’, ribadiamo la nostra ferma posizione che possa avvenire soltanto con la contestuale apertura del pronto soccorso del ‘Policlinico’ e del ‘San Marco’ di Librino, oltre al potenziamento del ‘Garibaldi’ che rimarrebbe l’unico punto di accesso alle cure urgenti all’interno della città.”
“L’assessore Razza ci trova pienamente d’accordo sul fatto che bisogna elevare le misure di repressione – proseguono i rappresentanti sindacali – ma continuiamo a sostenere che sono altre le vie per dar vita ad una netta inversione di tendenza, come ad esempio l’inasprimento delle pene per i violenti, l’abbattimento dei tempi di attesa e, principalmente, l’incremento dello sforzo nelle attività di sensibilizzazione ed educazione civica della cittadinanza. In tutto questo siamo convinti sia opportuno aumentare i servizi di prevenzione, senza dubbio cercando di far rispettare le regole basilari in ogni pronto soccorso e non solo al ‘Vittorio Emanuele’, ma soprattutto incrementando le unità mediche, sanitarie e di vigilanza nei turni di lavoro. Infine, continuiamo a non comprendere come mai, nonostante le nostre reiterate richieste ad ogni livello, si continui ad ignorare la proposta dell’impiego degli uomini dell’esercito negli ospedali”.
“Non puntiamo ad ottenere la militarizzazione dei presidi – concludono – reputiamo soltanto sia un’occasione preziosa per migliorare la qualità degli agenti deterrenti che debbano essere messi in campo nelle condizioni che, allo stato attuale, i lavoratori e gli utenti dei pronto soccorso stanno vivendo. Chiediamo quindi all’assessore Razza – concludono – di farsi portavoce, presso il governo nazionale, di quella che è una reale necessità e non una semplice provocazione”.