Dall’1 luglio si allarga la platea che può accedere al Reddito d’Inclusione (REI), lo strumento legislativo che il Governo Gentiloni ha messo in campo per combattere la povertà. In settimana, l’INPS ha comunicato che non saranno più necessari tutti i requisiti familiari previsti dal decreto che ha istituito nel 2017 la misura anti povertà. Il beneficio decorre dal mese successivo a quello della richiesta: l’abrogazione dei requisiti relativi alla composizione del nucleo familiare opererà a partire dalle domande presentate dal 1° giugno 2018.
«È il frutto del lavoro dell’Alleanza contro la Povertà – commenta Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl di Catania – di cui anche la Cisl fa parte. In Sicilia, è un’opportunità per estendere la misura a famiglie e cittadini sempre più a rischio povertà, come certificato anche dall’ultimo rapporto della Svimez. A Catania, diventa un’occasione perché l’amministrazione comunale recuperi il tempo perduto e, assieme all’assistenza economica, faccia partire le azioni di vera inclusione sociale e lavorativa. Perché quando i soldi del sussidio finiscono alle famiglie non resta niente di concreto».
«La cosa che ci preoccupa – aggiunge – è che in tanti Comuni, compreso quello di Catania, tanto il Sostegno di Inclusione Attiva (SIA) prima, quanto il REI dopo, non sono stati attuati per come erano stati previsti. Finora le politiche sociali sono state indirizzate a fornire le card con il sussidio economico, ma sono in forte ritardo i percorsi individuali di inclusione sociale. Percorsi che prevedono progetti personalizzati di attivazione sociale e lavorativa che i Servizi sociali devono predisporre in rete con i servizi per l’impiego, i servizi sanitari e le scuole, nonché con soggetti privati e no-profit».
Secondo Attanasio, «il prossimo assessore alle Politiche sociali di Catania dovrà affrontare anche la questione della mancata compiuta attuazione delle misure mirate all’inclusione sociale contenute e finanziate dal PON Inclusione 2014-2020, che prevede, ad esempio, tra le altre azioni finanziate contro la povertà e il disagio, la possibilità di finanziare l’apertura delle scuole oltre l’orario nelle aree a rischio, includendo anche il servizio di menza». «Un’opportunità che poteva essere sfruttata – sottolinea – per esempio in un istituto scolastico di uno dei quartiere di Catania con alto tasso di povertà, assoluta e relativa, sia per mitigare la piaga dell’abbandono scolastico sia per attenuare il rischio di tentazioni devianti».
La Cisl di Catania, infine, si unisce all’appello di Rosanna Laplaca, segretaria regionale Cisl e portavoce dell’Alleanza siciliana contro la Povertà, al presidente della Regione Nello Musumeci, «perché anche in Sicilia si avvii una fase di concertazione, per attuare una politica organizzata, costruita su una seria infrastruttura sociale capace di generare strategie di inclusione. Specie ora, dopo che il piano nazionale contro la povertà ha appena stanziato per la Sicilia 43 milioni di euro e, quindi, apre all’elaborazione dei piani regionali, per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà».