CATANIA – Inizia con la lettura di un brano di “Pinocchio” l’apertura della campagna elettorale di Emiliano Abramo. E quando il candidato sindaco della lista civica “È Catania” legge del Paese dei Balocchi, in sala la metafora con il capoluogo etneo viene avvertita senza bisogno di spiegazioni. Per i meno sagaci, poco dopo, parte un video col “bollino rosso” sulle condizioni di una città disastrata che non è la terra promessa sognata da Lucignolo.
Abramo perde il derby del Cinema Odeon con Enzo Bianco, che pochi giorni fa aveva riempito la platea ed anche la balconata. Ma alcune file vuote in sala non bastano a spegnere l’oratoria del capo della comunità di Sant’Egidio: “La Catania che vediamo ogni giorno è ben diversa da quella che qualcuno descrive come il Paese dei Balocchi – dice il candidato sindaco – queste bugie rendono complicata la vita dei cittadini e di chi vuole cambiare. Penso agli abitanti delle periferie che ho visitato in queste settimane, da ultimo Vaccarizzo, dove vivono poche migliaia di catanesi, con due discariche che si uniscono per creare la più grande d’Europa, e dove l’acqua non arriva e se arriva è gravemente inquinata e non si può utilizzare per lavarsi e cucinare”.
Quartieri dove il degrado del territorio sposa la delinquenza, e dove le famiglie faticano a mandare i figli a scuola: “La nostra città si presenta con un alto tasso di evasione scolastica, soprattutto nella prima, nella quinta e nella sesta municipalità – ricorda Abramo – Noi ci siamo presentati e concorriamo per guardare il futuro dalla parte dei bambini e delle periferie. Questa campagna elettorale è entusiasmante per il dialogo con i catanesi che non riescono a rassegnarsi, a credere a questa città delle bugie e delle false operazioni verità, che va avanti ad arresti e rinvii a giudizio”.
Ogni riferimento alle vicende giudiziarie che riguardavano alcuni degli avversari è pienamente voluto. Con costoro, rivendica Abramo, nessun dialogo è possibile. “Noi parliamo con chi non frequenta abitualmente le segreterie politiche – spiega – mi sembra che centrodestra e centrosinistra siano due facce sella stessa medaglia, una medaglia che hanno provato ad attaccarci al petto. Ma era una medaglia che puzzava di inganno, una patacca vera e propria”.
L’attacco fuor di metafora arriva poco dopo. E riguarda il sindaco uscente, che dallo stesso palco, pochi giorni fa, aveva liquidato Abramo tacciandolo di incoerenza. “Mi ha colpito quando Bianco ha detto che Pogliese con lui non si sarebbe potuto candidare – dice il candidato sindaco – Pochi giorni dopo un giornale ha ricordato che un esponente di una delle sue liste, che di civico non hanno nulla, ha un curriculum giudiziario che parla di associazione a delinquere e falsa testimonianza. Ecco perché si tratta di due facce della stessa medaglia. Noi cerchiamo un percorso alternativo”.
Il candidato di “È Catania” scalda i suoi, arringa la platea, strappa l’applauso quando cita Enrico Berlinguer ricordando l’anniversario della morte. Quindi passa a snocciolare il programma: “Qui si parla solo del Tondo Gioeni – dice riferendosi alle polemiche degli ultimi giorni – ma è tempo di dire che vogliamo vivere la nostra città, che il prossimo ci interessa, che vogliamo uscire da un’idea di sicurezza che ci tiene fermi in una realtà ristretta”.
E dunque bisogna parlare di trasparenza, centro storico, periferie, raccolta differenziata, riqualificazione urbana, commercio, zona industriale, Piano regolatore. Si conclude con la presentazione dei candidati al Consiglio Comunale, delle Municipalità e degli Assessori designati. “Noi concorriamo con altri alle elezioni del 10 giugno – conclude Abramo tornando sulla metafora di Pinocchio – a costoro vogliamo dire che le favole sono giunte all’ultima pagina, quella con scritto fine”.