Operazione Garbage Affair: in manette anche stretti collaboratori del sindaco Bianco

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CATANIA – Sono in tutto sei le persone coinvolte nell’inchiesta “Garbage affair” della Direzione distrettuale antimafia, una operazione che ha messo in luce un giro di affari da 350 milioni di euro legato al mondo dei rifiuti.

Le persone coinvolte sono quattro tra funzionari e dirigenti del settore Ecologia del Comune di Catania e due imprenditori romani vicini alla Ecocar, l’azienda che per conto del Comune ha gestito in regime di “prorogatio” la raccolta dei rifiuti.

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Oltre ai sei, ci sarebbe una settima persona coinvolta e che verrà sentita dagli investigatori questa mattina.

Come emerso durante la conferenza stampa tenutasi questa mattina, durante il blitz, in casa di uno degli indagati è stata trovata una somma di denaro contante superiore ai ventimila euro, finita sotto sequestro. Diverse le perquisizioni.

Al centro dell’inchiesta c’è l’appalto da 346 milioni di euro bandito dal Comune di Catania per il servizio della nettezza urbana, la cui gara per tre volte è andata deserta, così che il Comune ha prorogato il servizio, il cui costo si aggira attorno ai 100mila euro al giorno.

Gli arrestati sono: Antonio Deodati – imprenditore romano -, Orazio Fazio – funzionario del comune di Catania-, Antonio Natoli – dipendente Ipi -, Francesco Deodati – amministratore unico della ECO.CAR-, Massimo Rosso – Direttore della Ragioneria Generale del Conune di Catania -, Leonardo Musumeci – Direttore della Direzione Ecologia e Ambiente  del Comune di Catania. 

Il Fazio pare abbia assunto una condotta arrivava nel cercare di condizionare i vari attori intervenuti nella procedura antecedente e successiva all’aggiudicazione del servizio: facendo valere il suo peso Fazio – da semplice impiegato ha scalato i vertici dell’assessorato rivestendo ruoli apicali – gestiva tutto in prima persona in cambio di regali (smartphone, vacanze e computer).

E poi c’e Massimo Rosso che, essendo a capo della Ragioneria Generale, disponeva della possibilità di stabilire i pagamenti che ‘stranamente’ nei confronti del consorzio Seneco avvenivano in maniera puntuale. In cambio il pagamento dell’affitto per le case romane delle figlie e due posti di lavoro a tempo indeterminato per i fidanzati delle figlie.

LA NOTA DI BIANCO – “Sin dal momento del mio insediamento ho avuto piena percezione della delicatezza delle vicende amministrative nel settore dei rifiuti”. Lo scrive in una nota il sindaco di Catania Enzo Bianco, commentando l’operazione che ha terremotato la gestione dei rifiuti in città.

“Dopo pochi mesi ho destituito la dirigente del servizio per connivenze con le imprese che operavano con il Comune – ricorda il primo cittadino – successivamente è stata avviata azione penale ancora in corso.
Ho licenziato e denunciato dipendenti infedeli che non controllavano la qualità dei servizi di pulizia espletati, richiedendo favori.
Ho più volte fatto ruotare dirigenti che operavano nel settore, chiamandone – previo concorso – uno da Milano.
Ho chiesto la vigilanza collaborativa all’ANAC, adeguandomi ai loro suggerimenti. Ho manifestato perplessità solo sull’ipotesi di frazionare la gara in più lotti, per le evidenti difficoltà gestionali conseguenti.
Ho chiesto al CONAI, tra le massime autorità tecniche nel settore, di darci assistenza tecnica per formulare gli elaborati della procedura di gara.
Ho preteso che il bando di gara non fosse redatto da un solo soggetto, ma da un gruppo di lavoro.
Ho chiesto che dal principio di rotazione non fosse escluso nessuno, trasferendo il personale ad altri servizi; tant’è che il Fazio, già da alcuni mesi, è stato allontanato dalla responsabilità della esecuzione del contratto”

“Ho scritto personalmente alla Procura della Repubblica di Catania e all’ANAC – continua Bianco – già in data 20 aprile 2017 e poi il 25 settembre 2017, segnalando l’evidente anomalia della mancata partecipazione alla gara di alcuna impresa. Tutto ciò non è bastato. La vicenda e il quadro che vengono fuori dall’inchiesta sono torbidi e gravissimi. Essi coinvolgono miei collaboratori, che hanno tradito la fiducia da me riposta in loro. Provo rabbia e amarezza. Ho piena fiducia nei magistrati, nella Procura di Catania e negli inquirenti. Che ringrazio per la professionalità profusa nell’indagine.
Assumerò immediatamente ogni iniziativa amministrativa coerente con lo svolgimento dell’inchiesta”.

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