SICILIA – “Il legislatore intervenga tempestivamente per ristabilire un criterio oggettivo di scelta del contraente, adoperando le opportune modifiche all’art. 97 nei criteri di aggiudicazione”.
A lanciare la proposta, che suona come un campanello d’allarme, sono le Unioni Costruzioni e Installatori-Impiantisti della CNA Sicilia, che, dopo la modifica apportata dal D. Lgs 56/2017 al Codice degli Appalti pubblici, hanno visto incrementare le soglie di aggiudicazioni oltre il 35%. L’indice viene puntato, in particolare, sull’articolo 97. “Invochiamo decisamente la sua revisione nella parte che riguarda l’affidamento del bando con prezzo più basso – spiega Antonino Maltese portavoce dell’Unione Costruzioni – tenuto conto che tutti i commi presenti nell’art. 97 innalzano costantemente la media di aggiudicazione. Va ripristinato nell’immediato quanto già previsto correttamente nel D. Lgs 50/2016, ovvero la variabile in diminuzione che manteneva contenute le soglie di aggiudicazione dei lavori con una forbice tra il 10 e il 20%. Oggi invece le soglie vanno impetuosamente oltre il 35%. Tutto questo è assurdo ed incomprensibile perché, continuando su questa scia, si preclude la libera e legittima partecipazione alle gare delle PMI e degli artigiani che non possono permettersi il lusso di applicare ribassi così elevati. Fermo restando poi i rischi che un’impostazione di questa dimensione comporta anche in termini di qualità nella realizzazione dell’opera. Si sta valutando l’idea – annuncia Maltese – di avviare una petizione tra i nostri associati, da condividere poi con le altre organizzazioni di categoria, per spingere, con più forza, chi di competenza a valutare e ad accogliere le nostre rivendicazioni”.
E per il rilancio del settore, ritenuto nevralgico per l’intera economia isolana, la CNA prova ad essere propositiva rispetto ad alcune criticità che caratterizzano le dinamiche delle imprese, già pesantemente colpite dalla crisi finanziaria con migliaia di attività chiuse e posti di lavoro andati perduti, complice anche un calo di investimenti pubblici che in Sicilia ha toccato il tetto del 90%. “Per provare ad invertire la tendenza – afferma il presidente regionale CNA Costruzioni, Luca Calabrese – servono più incisive politiche del lavoro, Amministrazioni e Istituzioni, nei vari livelli, che siano alleate delle imprese e una macchina burocratica più agile ed efficiente. Partendo da queste basi– evidenzia – nasce poi l’esigenza di porre l’attenzione su alcuni precisi interventi, da calibrare a breve e medio termine, destinati a produrre importanti risultati nell’immediato. Mi riferisco, ad esempio, all’attuazione dei nuovi programmi di incentivi per la ristrutturazione dei centri storici e alla programmazione ed esecuzione dei Piani di Sviluppo, pensiamo anche a quello per i rifiuti che in Sicilia sembra essere diventato insuperabile. E va pure detto con chiarezza e franchezza che l’OEPV penalizza la piccola e media impresa e gli artigiani per come fino adesso si è strutturata. Infatti, queste procedure di gara, oltre ad allungare i tempi di svolgimento delle gare pubbliche, non garantiscono una verifica oggettiva dei progetti, disperdendo risorse e oneri a carico delle imprese partecipanti alle procedure che sicuramente potrebbero essere utilizzate per altri fini, vista la grave mancanza di progetti esecutivi predisposti ad accedere ai finanziamenti anche europei già disponibili. Necessita dunque rivedere il sistema di controllo degli interventi ripartendo proprio dal modello di aggiudicazione con offerta integrata, dal progetto di fattibilità tecnica ed economica, per rimettere velocemente in moto un sistema fermo. Bisogna immediatamente avviare un programma di manutenzione straordinaria delle infrastrutture pubbliche, strade, scuole, acquedotti, utilizzando il partenariato pubblico-privato per dare nuovamente rilancio a parti di territorio regionale, si pensi ai litoranei, ai centri storici, che persistono nel totale degrado. In ultimo – conclude Calabrese – vogliamo sottolineare dei tasti dolenti che restano inalterati nella storia del rapporto tra gli artigiani, le imprese e la Pubblica Amministrazione. Fra tutti emerge il netto ritardo dei pagamenti dovuti alle imprese, che ancora oggi rende vane le direttive europee che prevedono la liquidazione della fattura entro 30 giorni”.