CATANIA – Una “tavola rotonda” sui temi del lavoro e dello sviluppo alla presenza di istituzioni, sindacati e associazioni di categoria. E’ la sintesi dell’incontro organizzato questa mattina a Palazzo Platamone dalla Cgil etnea, dal titolo “Catania 4.0. Futuro –lavoro: Piano per il lavoro dell’area metropolitana di Catania”. A sostituire la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, trattenuta a Roma da un incontro con il Governo, la dirigente nazionale del sindacato Gianna Fracassi.
“La situazione siciliana è analoga a quella di tutto il Mezzogiorno – ha detto Fracassi nel corso del suo intervento – Il tema dell’aumento dei divari economici dopo la crisi accomuna tutto il Sud del Paese. Da tempo la nostra organizzazione chiede investimenti pubblici e politiche per il lavoro. E’ necessario cambiare rotta, a partire dalle risorse ordinarie che secondo noi devono essere riparametrate. La creazione di sviluppo, il superamento del divario sociale devono essere la priorità. Servono risorse, investimenti e sopratutto un progetto di rilancio per il Mezzogiorno”.
“Bisogna creare lavoro – ha proseguito la dirigente della Cgil – l’innovazione è la grande sfida di tutto il Paese, compreso il Sud. Ma bisogna prendere atto che esistono delle differenze, sul versante delle infrastrutture e degli insediamenti produttivi. Bastano le politiche ordinarie per superare questo divario o dobbiamo iniziare a pensare di sperimentare qualcosa di diverso? C’è un dato molto preoccupante: l’Italia cresce ma i livelli occupazionali restano bassi, sopratutto tra i giovani e le donne. La risposta è provare a partire dai bisogni delle persone. Senza un rafforzamento delle reti sociali sarà difficile parlare di sviluppo”.
A portare i saluti del Presidente della Regione Nello Musumeci l’Assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza: “Non è possibile iniziare un azione di governo senza dialogare con le sigle sindacali – ha detto Razza – Abbiamo trovato una situazione disastrosa riguardo il bilancio, con un indebitamento fuori controllo, ma anche un’assenza totale di programmazione. La Sicilia avrebbe potuto negli scorsi cinque anni programmare la spesa, i fondi europei, il Patto per la Sicilia. Invece abbiamo trovato la desolazione, anche nei rapporti con le Istituzioni nazionali. Stiamo cercando di riprendere le redini della Regione e di farlo con un crono-programma”, ha concluso il titolare della Sanità.
Presente anche il sindaco di Catania Enzo Bianco: “La crisi è stata lunga e in Sicilia l’abbiamo pagata più salata – ha detto il primo cittadino – anche per un pessimo uso del nostro statuto speciale. Per esempio abbiamo cambiato sette commissari della Città metropolitana. Altrove in Italia si sono seguite procedure più lineari”. Relativamente alla situazione della zona industriale, indicata come una priorità nel corso di molti interventi, il sindaco ha speso parole nette.
“Mi vergogno di avere una zona industriale in quelle condizioni. Consegniamo la gestione agli imprenditori, che hanno interesse a farle funzionare”. E sul rapporto con i sindacati e i partner istituzionali: “Sono orgoglioso di avere praticato la concertazione, senza il vostro contributo molto di ciò che abbiamo fatto non sarebbe stato possibile. Lavorerò con il nuovo presidente al di là del colore politico”.
Numerosi gli interventi dei rappresentanti del sindacato e delle organizzazioni di categoria, a partire dal segretario della Cgil di Catania Giacomo Rota: “Il tasso di disoccupazione giovanile a Catania è forse più basso della Sicilia – ha detto Rota – Questo dovrebbe preoccupare non solo noi che ci occupiamo di lavoro ma anche e sopratutto le Istituzioni, che devono prendersi le loro responsabilità e insieme ai corpi intermedi fare la loro parte. Questa democrazia non può essere senza mediazione, rendere tutte le forze protagoniste – ha concluso Rota – Abbiamo il dovere e il diritto di essere ascoltati”.
A portare le ragioni degli industriali il Presidente vicario di Confindustruia Catania Antonello Biriaco. “Quando un imprenditore dovrebbe essere agevolato viene invece ostacolato – ha denunciato il dirigente di Confindustria – Grazie alla cabina di regia del Patto per Catania stiamo iniziando a immaginare una zona industriale normale. La burocrazia è il nostro primo nemico. Su questo bisogna che il governo regionale e quello nazionale si impegnino. Come anche sulla delocalizzazione, che rischia di farci perdere la partita come sistema-Regione”.
“Credo che la più grande speranza per lo sviluppo del territorio sia nelle piccole e medie imprese – ha detto il segretario provinciale della CNA Andrea Milazzo – E’ necessario un nuovo patto tra i rappresentanti delle imprese e i sindacati, per la difesa delle piccole e medie imprese che sono le uniche a fare lavoro alla manodopera locale. Non dobbiamo accontentarci della realizzazione dell’opera, dobbiamo far sì che queste risorse rimangano all’interno della comunità tutelando le nostre aziende, spingendo per riservare lotti ristretti e quote per aziende fino a dieci dipendenti. Perché soltanto la pmi occupazione locale e ripartizione delle risorse”.
“La ripresa c’è ma è una risorsa asimmetrica – ha proseguito il dirigente della CNA – Il nostro è un mondo che soffre e l’economia ha sempre il segno meno. Il problema peggiore è l’oppressione fiscale, con un prelievo di oltre il 60%. Un tasso superiore alla media europea, che a Catania arriva al 68,8%. Una percentuale su cui hanno un peso preponderante delle tasse locali. Certo, la nostra città soffre gli strascichi del dissesto. Ma si potrebbe pensare a diverse agevolazioni, ad esempio consentire alle imprese di non pagare la Tari se smaltiscono rifiuti speciali”.
Milazzo si concentra poi su un aspetto molto sentito dalle piccole e medie imprese: “C’è il problema dell’abusivismo imprenditoriale, che oggi è preponderante in molti settori – dice il segretario della CNA – Un fatto gravissimo sul piano economico, sociale, ambientale. Credo sia necessario un patto unico tra le forze del mondo del lavoro, coinvolgendo le Istituzioni a tutti i livelli: altrimenti non riusciremo ad uscire dalla crisi. Le pmi nonostante tutto sono riuscite a crescere. Tutti insieme dovremo far in modo che queste aziende che eccellono per vivacità e capacità siano messe in condizione di operare al meglio”.
“Oggi per la prima volta ho sentito usare la parola crono programma e spero che diventi una regola – ha detto nel suo intervento il vicepresidente di Confcommercio Catania Pietro Agen – Una delle regole del non fare siciliano è non dare mai una tempistica precisa a ciò che si farà. Da quando parliamo della Catania-Ragusa o delle autostrade di Agrigento? Stabiliamo cosa c è da fare e diamo progettualità e crono programma. Esistono fattori che penalizzano la capacità imprenditoriale in Sicilia. A partire dalla criminalità, dalla burocrazia, dai trasporti”.