PALERMO – Non sono pochi e sono importanti: sono i punti del programma di Governo di Nello Musumeci. Il presidente, ieri, ha presentato i suoi progetti ai deputati dell’Ars in una seduta che lo ha visto protagonista di un lungo intervento per chiarire quali sono i punti più urgenti per salvare questa terra dal baratro.
Il governatore, elencando le problematiche e fornendo le possibili soluzioni, ha insistito sullo Statuto siciliano che a suo avviso va rivisto, ha parlato di lavoro e occupazione e di risanamento dei conti regionali. Tre priorità, secondo Musumeci, che possono far ripartire la Sicilia.
“Non un arido elenco di cose da fare ma uno strumento per indicare la metodologia di lavoro dei prossimi 5 anni per riconsegnare ai siciliani una regione normale e restituire dignità e fiducia ai cittadini”, ha detto Musumeci.
Che poi ha parlato a lungo della prima vera emergenza a cui occorre far fronte, ossia quella dei rifiuti: “quello dei rifiuti è il primo grave problema che questo governo è stato chiamato ad affrontare. Anche se è difficile parlare di emergenza visto che il problema si trascina dal 1998. Sette governi regionali si sono alternati da allora, un prefetto e due magistrati ma il problema in Sicilia è rimasto insoluto e sempre più gravoso. Si è preferitro alimentare il sistema clientelare, oligarchico, talvolta mafioso delle discariche che ha solo prodotto aumento dei costi di smaltimento a vantaggio di pochi. Ora le discariche sono al collasso, restano sette, otto mesi di autonomia e a Bellolampo neppure questo. Siamo ultima regione italiana per differenziata. Siamo al punto di non ritorno. Serve ridurre la quantità di rifiuti da conferire in discarica dove ogni giorno arrivano 5 mila tonnellate. Per guadagnare un anno di tempo dobbiamo farne arrivare la metà, 2500 tonnellate, già pretrattate. Ma mancano impianti di compostaggio per realizzare i quali ci vuole almeno un anno e mezzo. E intanto non tutti i comuni fanno la differenziata, solo 100 comuni siciliani superano il 50 per cento di raccolta. Abbiamo in cantiere un piano per la bonifica delle discariche e la realizzazione di almeno 10 impianti di compostaggio in diverse parti dell’Isola. Nel frattempo il ministero ci dice di mandare i rifiuti fuori dalla Sicilia. Le regioni italiane non sono disponibili ad accettare rifiuti siciliani. La strada dei paesi esteri è difficile perché bisogna usare le navi e nei porti sicliani non sempre c’è la possibilità di fare questo tipo di imbarco. L’assessorato cerca soluzione d’intesa con tutti i sindaci. Nel frattempo questo parlamento deve modificare la legge. Oggi sono 33 i soggetti fra ex Ato e Srr che si occupano di rifuti ma ne funzionano solo 4. Bisogna procedere a riforma e assegnare alle nove province il compito di gestire i rifiuti. Accelerare il processo di liquidazione di Ato e Srr ormai diventati luoghi di stallo per qualche trombato della politica”.
Altro tema caldo è quello della sanità. Occorre rivedere, infatti, la rete ospedaliera secondo Musumeci poiché è rimasta incompiuta: “Non partimao da zero, ma dal buon lavoro compiuto dall’ex assessore Baldo Gucciardi. Bisogna correggere i refusi nelle tabelle, come già aveva in programma il precedente governo, e recepire alcune istanze che provengono dai territori. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto dal ministero alla Salute una proroga di sei mesi rispetto alla scadenza prevista al 31 dicembre. “Le priorità sono sicurezza medici, motivare la medicina di base per evitare accessi impropri ai pronto soccorso, investimenti strutturali, qualificazione della spesa. Bisogna favorire riduzione della moblità passiva ovvero dei viaggi della speranza che pesa per quasi 300 milioni di euro sui bilanci della Regione ma soprattutto pesa sul piano morale per i disagi che causa ai cittadini”.
C’è poi un altro cruccio per il governatore siciliano, cruccio legato alla difficile situazione economica: “la Sicilia è relegata all’ultimo posto in Italia e nell’area comunitaria. E qui cita la stampa e quel giornalismo spazzatura che spesso mortifica la nostra terra facendo passare messaggi stereotipati che certo non l’aiutano: “Consapevoli delle opacità e delle criticità, ma una cosa è l’azione di denuncia e stimolo del giornalismo altra cosa l’accanimento e il pregiudizio condito di ostilità solo per il gusto di fare audience. Dopo 40 anni si continua a parlare della Sicilia come un problema. Abbiamo il dovere morale di lavorare per ridare energia, prospettiva e smalto per questa terra nell’area mediterranea dove deve darsi ruolo politico”.
Musumeci parla anche di abusivismo, “Non esiste l’abusivismo di necessità. Esiste l’abusivismo e basta”; dello Statuto che si deve cambiare “Chiederemo a Roma la piena e corretta apllicazione dello statuto siciliano. Ma allo stesso tempo avvieremo una revisione dello statuto alla luce del nuovo contesto normativo nazionale, riprendendo il lavoro iniziato dal compianto Nino Leanza. Non ci sono alibi, bisogna subito mettersi a lavorare coi pochi strumnenti a nostra disposizione per invertire l’immagine di una Sicilia cenerentola; e poi ancora per Musumeci occorre promuovere il lavoro: “Serve – spiega Musumeci – uno strumnento per incentivare imprese, giovani e emarginati della società. L’obiettivo principale è il lavoro. Per quanto ci riguarda, cercheremo di arginare gli abusi dei contratti instabili”
Il secondo piano su cui agire e strutturare un piano di riforme è l’ azione di contrasto alla mafia comunque si manifesti. E poi ancora più poteri alle ex Province “decentrando competenze finora gestite dalla Regione. Difendiamo l’elezione diretta dei presidenti della città metropolitana e del libero consorzio come conquista della democrazia. In tal senso abbiamo presentato un ricorso. Il Parlamento modificherà la legge vigente”.
Un programma, quello di Musumeci, che si basa su una parola cardine: semplificazione che deve riguardare anche la riforma delle aziende partecipate.
Infine parla di turismo il neo governatore sottolineando come vada fatta la giusta promozione per attirare il turista, non aspettarlo a caso”. E ancora il rilancio dei piccoli teatri e la promozione di artisti locali. “Meno politica nel teatro e meno teatro nella politica”, dice Musumeci.