Esiste davvero un vantaggio dalla fusione di Ferrovie dello Stato e Anas?
Se lo chiede il senatore Enzo Gibiino che ha depositato una interrogazione parlamentare per sottolineare alcuni punti poco chiari.
Il senatore parte da una premessa: a decidere questa fusione è stata l’Assemblea degli azionisti di Ferrovie dello Stato Italiano lo scorso 29 dicembre con aumento di capitale di 2,86 miliardi di euro e il conferimento dell’intera partecipazione Anas detenuta dal ministro d’Economia e delle Finanze. Questa fusione, secondo quanto si legge dai documenti, dovrebbe dare la possibilità di progettare e realizzare strade e ferrovie in modo integrato, riducendo gli extra costi e generando risparmi grazie allo sviluppo coordinato delle opere.
Una decisione, però, che viene osteggiata dal senatore Gibiino che sottolinea come questa scelta, che ha anticipato i tempi rispetto alla scadenza naturale dei vertici del Gruppo FS e che poteva essere evitata nonostante le procedure di fusione, è scorretta:”sarebbe spettata al prossimo Governo scelto dagli italiani per governare il Paese, assumere una decisione così importante. Ritengo quanto accaduto qualcosa di politicamente inopportuno poiché si è proceduto in un periodo in cui le Camere erano impegnate a esaminare l’annuale legge di bilancio, e soprattutto a conclusione della XVII Legislatura, dopo lo scioglimento delle stesse, cioè quando la loro capacità di controllo sugli Atti del Governo è, oggettivamente, estremamente contenuta. Per questo mi chiedo – continua l’esponente di Forza Italia – quali siano stati i veri motivi che hanno spinto il Governo, ormai a fine mandato, a rinnovare, per un ulteriore triennio il CDA del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A, la cui scadenza naturale è prevista per il prossimo aprile 2018. Forse occorre rivedere, alla luce delle ormai prossime elezioni politiche, tale scelta lasciando tale compito al prossimo Governo scelto dagli italiani”.
A proposito di strade, il senatore Gibiino interviene anche sulla revisione della rete stradale nazionale: con uno schema di decreto, infatti, le strade devono essere gestite dalle regioni. Cosa che è avvenuta in tutta Italia tranne che in Sicilia.
“Ci siamo chiesti quanto costerà alle Regioni questo passaggio? E la Sicilia è pronta? Ho chiesto al Governo un ulteriore approfondimento al fine di chiarire una vicenda delicata, considerando anche la situazione delle strade siciliane”.