Gli italiani s’indignano per i sacchetti a pagamento dimenticando gli aumenti di luce e gas

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Il 2018 inizia con una nuova polemica che investe tutti gli italiani: i sacchetti per frutta e verdura a pagamento. Da nord a sud, associazioni consumatori, clienti dei vari supermercati e ipermercati indignati per la legge approvata lo scorso agosto e in vigore dal 1° gennaio 2018 che prevede l’utilizzo di buste di plastica ultraleggere, biodegradabili e pagate dai cittadini come già succede per le normali buste della spesa. Il costo varia a discrezione dell’esercizio commerciale da 0,01 a 0,03 centesimi di euro, che comporterebbe per le famiglie una spesa annuale media tra i 4.17 e 12.51 euro annui. 

 

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Nei supermercati catanesi in questi primi giorni al banco della frutta e alla cassa si è visto di tutto, situazioni paradossali degne dei peggiori film trash della cinematografia nostrana. “Si sono lamentati tutti – spiega una cassiera di un supermercato di via Gabriele D’Annunzio – dal pensionato al professionista, anche se i giovani da sempre allergici al pagamento della tradizionale busta della spesa dopo un’iniziale polemica hanno esordito dicendo che con questa legge la gente finalmente limiterà l’utilizzo necessario delle buste e magari l’ambiente ne beneficerà di più”.

 

Scena diversa in un altro supermercato di via Giacomo Leopardi. “Durante le ore serali – dichiara uno dei responsabili del supermercato notturno catanese – alcuni clienti hanno appiccicato lo scontrino adesivo direttamente nella frutta e si vedevano mandarini, arance o mele vagare nei carrelli come palline da tennis poi dopo il primo giorno di smarrimento la situazione è rientrata senza ulteriori polemiche”.

 

Giuseppe Ruocco, segretario generale del Ministero della salute, in merito alla grande bagarre di questi giorni e alla domanda se è possibile per il cittadino poter portare i sacchetti da casa risponde: “Non siamo contrari al fatto che portino i sacchetti da casa, a patto che siano monouso e idonei per gli alimenti. Il riutilizzo dei sacchetti determinerebbe infatti il rischio di contaminazioni batteriche con situazioni problematiche e sarebbe compito del titolare dell’esercizio commerciale di verificare, a sua discrezione, l’idoneità dei monouso introdotti nel supermercato”.

 

Il 90% dei consumatori siciliani è nettamente contrario alla nuova norma di cui il 75% vede questa legge approvata dal governo uscente una trovata per imporre una spesa in più alle famiglie. Francesco Tanasi, segretario Nazionale Codacons, dichiara che non si capisce perché il Governo abbia unilateralmente deciso che il costo dei sacchetti sia a carico dei consumatori e non delle catene commerciali o degli esercenti. Da qui la notizia priva di qualunque verifica secondo cui il governo avrebbe avuto l’interesse di introdurre il nuovo obbligo di pagare i sacchetti per favorire Catia Bastioli, imprenditrice e amministratore delegato dell’azienda chimica Novamont, leader europeo nella produzione di sacchetti di plastica biodegradabile, vicina a Renzi perché partecipò come oratrice alla Leopolda del 2011. Una possibile fake news in quanto il decreto legge 2017 n. 91 è stato approvato  per recepire una direttiva europea del 2015 n. 270 con lo scopo di combattere l’inquinamento ambientale.

 

L’italiano medio e il popolo dei social combattono a forza di like e post su facebook o twitter la guerra dei sacchetti dimenticando però i consueti aumenti di inizio anno di luce e gas ma sfoderando il più grande livore degno di un rivoluzionario di razza in attesa delle prossime elezioni del 4 marzo, nella speranza che questa rabbia non sia solo apparente e i seggi elettorali non siano deserti o quasi.

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