CATANIA – Oggi ritorniamo sul tema affrontato qualche giorno fa in cui avevamo riportato la storia di una signora che è stata aggredita da un branco di cani di un immigrato clochard.
L’integrazione e l’assistenza degli immigrati gia di per sé rappresenta una difficoltà; se poi si unisce la difficile la situazione di clochard, tutto ciò nella nostra società si trasforma in un serio dilemma.
Siamo coscienti del fatto che per le città come Catania dove scarseggiano risorse, lavoro e servizi risulta difficile prendersi cura delle persone in difficoltà.
Tuttavia, forse per la mancaza di una adeguata legislazione o per il pregresso immobilismo da parte della politica, il problema per la cittadinanza è divenuto endemico. Le zone piu’ colpite sono quelle che offrono il miglior riparo, ovvero gli edifici con i portici, come quelli di Via Reclusorio del Lume, del Corso Sicilia e di Piazza Giovanni Verga.
Sulla grave questione abbiamo sentito l’Assessore al welfare del comune di Catania Fortunato Parisi.
Assessore Parisi esiste un piano di accoglienza cristiana per queste persone?
«La questione è molto sentita ed è stata affrontata di recente dall’Assessorato al Welfare. Nell’immediato, per far fronte all’emergenza, abbiamo individuato un locale di circa 200 mq al piano terra di Via Tomaselli che si trova nelle ultime fasi di ristrutturazione. Prossimamente consentirà di ospitare tra i 18 e i 20 senza tetto. Siamo giunti a questa soluzione dopo averla concertata con le associazioni di volontariato cittadine impegnate nell’assistenza, la cura e la distribuzione del cibo».
Assessore, proprio alcuni volontari delle associazioni durante il loro servizio riferiscono che i clochard ma sopratutto gli immigrati senza tetto preferiscono rimanere all’addiaccio piuttosto che trasferirsi in strutture idonee. Le risulta?
«In effetti si. Infatti, quando le temperature scendono abbiamo cercato di ricoverarli in alcune strutture pubbliche o delle associazioni, ma rimangono una notte o al massimo due perchè a loro dire preferiscono stare liberi, all’aria aperta».
Spesso i loro bisogni fisiologici, e dei loro cani al seguito, espletati negli stessi posti di bivacco impattano sulle condizioni igienico sanitarie di interi quartieri, per non parlare dell’assoluta mancanza di decoro urbanoEcco a riguardo i disagi che subiscono i cittadini cosa sta facendo il Comune per limitarli?
«Per tentare di ovviare a questa situazione, proprio tre giorni fa, abbiamo concesso in comodato d’uso gratuito un locale alla Caritas con bagni e docce che si trova nei pressi della stazione ferroviaria».
Con tutto il rispetto, spesso queste persone si denudano, diventano moleste per l’eccesso di alcool ingerito, sporcano e impediscono il transito delle altre persone. Non pensa che questo possa rappresentare un affronto e un pericolo per i residenti?
«Insieme alla Polizia locale possiamo svolgere solo opera di convingimento, non possiamo utilizzare lo sgombero coatto».
E chi pulisce le strade dagli escrementi e dalla spazzatura che producono? Non crede che occorrerebbe coinvolgere l’ASP per arginare il rischio di eventuali emergenze sanitarie?
«Da parte nostra, ogni volta che si convincono a spostarsi provvediamo nel limite del possibile a pulire».
Dal versante sociale qualcosa si muove. Restano però da risolvere le questioni legate alla sicurezza, all’igiene e al decoro urbano. Non si comprende il motivo per cui dalle nostre parti a subire certe situazioni siano sempre i cittadini che pagano le tasse mentre altrove si trovano soluzioni di convivenza civile.