Chi dice donna, dice (meraviglioso) danno!

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Un vecchio adagio recita: “Chi dice donna dice danno”!

E’ vero: una donna è un danno positivo perchè sconvolge la vita, cambia la routine, riesce a smussare angoli troppo spigolosi, concilia e litiga, ama e odia, applica indifferenza; la donna crea danno perché la vita la arricchisce, la smuove da sabbie mobili in cui spesso gli uomini camminano, abituati alla routine per paura della novità.

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La donna è danno: un bellissimo danno che può capitare nella vita. E come danno meraviglioso non può certo essere calpestata, umiliata, minacciata, perseguitata.

“No woman, no cry” recita una canzone: una donna non deve piangere per un uomo. Un donna deve piangere per un figlio che nasce, per una conquista ottenuta, per un successo o per una delusione: ma mai, e sottolineo mai, deve piangere per un accenno di schiaffo, per una legnata sulle proprie ossa, per un pugno sferzato in pieno viso. E non deve piangere mai per tutta la violenza psicologica che è costretta a subire.

E non solo dal “proprio” uomo ma dalla società che ancora permette agli uomini di scalare i vertici della carriera e alle donne, invece, di sgomitare per un semplice impiego. La donna subisce violenza ogni giorno, anche dallo stato che spesso è assente e che non aiuta il genere femminile, soprattutto quando si trova in difficoltà.

Dove è (ed era) lo stato ogni qualvolta una donna è costretta a firmare una lettera in bianco in caso di gravidanza?

Dove è (ed era) lo stato quando una donna deve scegliere tra lavoro e famiglia perché il welfare non permette di conciliare entrambe le cose?

Dove è (ed era) lo stato quando Luca Priolo ha ucciso la sua ex fidanzata permettendo anche il rito abbreviato?

Dove è (ed era) lo stato quando madri vengono private dei loro figli?

Dove è (ed era) lo stato quando all’ex fidanzato di Gessica Notaro vengono dati solo 10 anni dopo che ha sfregiato la donna con l’acido?

Lo stato, già lo stato: quello che ci invita a comportarci bene, che indica la strada da seguire, che invita alla riflessione oggi come ogni giorno ma che poi razzola male. Lo stato deve dare l’esempio ai suoi figli, deve garantire equità, sicurezza, certezza della pena.

Fu uno stato a uccidere tre sorelle, le Mirabal, ad opera di agenti al servizio del regime del dittatore Rafael Leonida Trujillo: siamo nel 1960 nella Repubblica Dominicana. E a loro che l’Onu ha pensato istituendo la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Le tre sorelle, mentre si recavano a far visita ai mariti detenuti, furono bloccate sulla strada, condotte in un luogo nascosto, torturate, massacrate a colpi di bastone e, infine, strangolate. Gli assassini, successivamente, completarono l’opera gettando le loro vittime in un precipizio a bordo di un auto, tentando di  simulare un incidente per occultare il brutale assassinio.

Donne, dunque, che vengono violentate, costrette a vivere una vita che non vogliono, a prostituirsi, a sposare (più che alle donne capita alle bambine) uomini che non amano ma che vengono imposti, donne che accettano tradimenti e umiliazioni.

Donne: un bellissimo danno che se colto potrebbe davvero portare una ventata di freschezza ma del quale si ha paura.

Dico DONNA e dico DANNO e lo dico a voce alta pensando al meraviglioso danno provocato da Madre Teresa di Calcutta, da Marie Curie, Rita Levi Montalcini, Giovanna D’Arco, Coco ChanelAmelia Earhart, Maria Montessori, Anna Frank, Evita Peron…una lista che potrebbe continuare all’infinito. Ognuna di loro ha saputo dare una sferzata a questo mondo maschilista, improntato alla routine piuttosto che al cambiamento.

Loro sono state una dolcissimo DANNO nella storia del mondo.

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