CATANIA – Via Gabriele D’Annunzio, Corso Italia, piazza Giovanni Verga salotto buono della Catania chic insieme a Corso Sicilia, Piazza Borgo e Via Etnea appena chiusi i negozi diventano dormitorio a cielo aperto per uomini e donne di qualsiasi età, razza e cultura. In silenzio con i loro sacchi pieni di cartoni, coperte vecchie e sporche e qualche avanzo di cibo, donato dai bar o dai panifici che lasciano davanti al loro negozio, gli ultimi della terra vanno a occupare il loro posto assegnatogli da un destino crudele fino alla riapertura degli esercizi commerciali. Girando per via Gabriele D’annunzio davanti alla lussuosa gioielleria Di Stefano o sotto i portici dell’attigua piazza Corsica davanti all’ex negozio Orveca, che tra poco vedrà la riapertura di uno showroom di mobili, rispettivamente in ogni marciapiede già dalle 20.30 si popola di anime in cerca di riparo.
Abbiamo avvicinato alcuni residenti della zona e tentato di parlare con i due senzatetto, che prima con naturale diffidenza non volevano essere infastiditi e poi hanno rilasciato qualche dichiarazione.
“Da sette anni vivo sulla strada- dichiara Maria (nome di fantasia) catanese quasi sessantenne- non ho nessuno che mi può aiutare. Dopo la morte di mia madre mi è stato tolto tutto”. Ed ancora aggiunge: “Sono separata e in causa con mio fratello per l’eredità di mia madre. Le cause sono lunghe e non danno aiuto nell’immediato”. Alla nostra domanda se ha pensato di rivolgersi ai servizi sociali, alla Caritas ha risposto: “In passato mi sono rivolta agli assistenti sociali ma sono sempre qui, gli unici che mi stanno aiutando sono le persone del quartiere che mi regalano un sorriso, una parola e a volte un panettone per Natale anche se per me non conta più niente rivoglio solo la mia vita”.
La gente del quartiere ha adottato i due barboni che cercano di non dare fastidio e si arrangiano come meglio possono. “Turi l’uomo di colore che dorme sotto i portici della gioielleria Di Stefano- racconta il titolare di un bar della zona che preferisce rimanere anonimo- l’abbiamo adottato tutti e anche ribattezzato perché il suo nome è troppo difficile, è un disperato che non crea problemi ha il vizio di chiedere una birra per riscaldarsi e per ripagarci del regalo butta la spazzatura o trasporta le pedane dell’acqua o della birra”.
Ma ci sono anche pareri discordanti sul passaggio di Maria o di Turi. “A me fanno pena ma spesso l’uomo dà fastidio- spiega una vecchia signora della zona- quando esco di casa alle volte trovo davanti al portone sporcizia di vario genere compresi effetti personali maleodoranti. Capisco la difficoltà ma qui ci sono anche bambini che giocano e prendere infezioni è troppo facile”.
Una cosa è certa che con il freddo che sta per arrivare e le abbondanti piogge dei giorni scorsi il piccolo fornellino per riscaldarsi o gli stracci per ripararsi dalle intemperie non potranno mai bastare per contrastare l’inverno e il gelo dell’anima di questi poveri disperati.