MESSINA – Era un fenomeno che si pensavo fosse passato di moda: era la metà degli anni ’90 e cominciò a imperversare in tutta Italia questo brutto hobby di giovani che si piazzavano sopra i cavalcavia e cominciavano a gettare pietre di varie dimensioni. Qualcuno morì, ci fu anche la censura per un film di Fantozzi che voleva ironizzare sul fenomeno ma che ottenne l’effetto contrario con l’eliminazione della scena dal lungometraggio.
Metà anni ’90, per l’appunto. Di anni ne sono passati 20 e purtroppo certi barbari comportamenti scemano ma non si esauriscono e la dimostrazione è quello che sta accadendo in questi giorni. L’ultimo fatto di cronaca riguarda l’arresto di due 17enni messinesi: sono accusati di tentato omicidio.
Sono stati sorpresi a lanciare sassi da un cavalcavia sulla A20 Palermo-Messina, all’altezza di Milazzo nel messinese, intorno alle 03.30. I minorenni avevano già colpito un’auto in transito, raggiunta sul parabrezza da un pezzo di lastra di cemento utilizzata generalmente per la copertura dei canali di scolo delle acque piovane. Il pezzo di cemento ha frantumato il parabrezza, ammaccato il cofano e sfondato la mascherina anteriore destinata all’areazione nel paraurti, dove è rimasto in parte incastrato. I detriti prodotti dall’impatto hanno danneggiato altre vetture in transito ma, fortunatamente, nessuno ha riportato lesioni. I due diciassettenni, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sono stati trasferiti in un centro di prima accoglienza per minori.
Qualche giorno prima, nel milanese, a perdere la vita è stata una 62enne per il forte shock subito: un sasso di 1,2 kg ha colpito l’auto dove viaggiava insieme a degli amici e la paura le è stata fatale.
Un fenomeno, dicevamo, che è scemato ma che ancora resiste stando ai numeri che riguardano il 2016 e il 2017: a oltre vent’anni dalla morte di Maria Letizia Berdini a Tortona, ci sono continuamente lanci di questo genere. L’Asaps, l’associazione amici della polizia stradale, segnala 63 casi fino al 31 agosto del 2017 e ben 85 nel 2016, quasi uno ogni 4 giorni.
E qui mi chiedo perché certi 17enni per divertirsi abbiano bisogno di uccidere, di sfidare le regole, di calpestare principi e moralità. A 17 anni si dovrebbe pensare a come corteggiare una ragazza, a quale film andare a vedere al cinema, a studiare (e anche a non voler studiare!): certo non si deve pensare a quale peso deve avere il masso da gettare per uccidere chi malauguratamente passa da sotto quel cavalcavia. Perché la vita è davvero fatti di attimi: e lo stesso attimo di divertimento macabro per un giovane scervellato 17enne si può trasformare in tragedia per un padre di famiglia, per una mamma, per un giovane che – invece – dalla vita vuole qualcosa di più concreto che l’effimera ebrezza di una passeggera adrenalina.
Le pietre usatele con cognizione: a mare, per gettarle in acqua mentre tenete per mano la vostra fidanzata, oppure chiedete ai vostri nonni di insegnarvi i giochi del passato come a “petra pigghiula”: tanti piccoli sassi si tiravano in aria e si dovevano raccogliere con una sola mano e vinceva chi riusciva a raccoglierne di più. Giochi semplici che facevano però comunità: quella che adesso manca, insieme all’impegno delle famiglie a crescere figli migliori.