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“…è Ciane bella azzurra come l’aria che scorre nella lenta successione del tempo a ricordare un dolore mai sopito” . (G. D’Annunzio)
Un piccolo nobilissimo fiume, il Ciane, situato a sud di Siracusa su cui aleggiano varie leggende come quella della Ninfa Ciane, la mitica ninfa sposa di Anapo che venne trasformata in una sorgente da parte del Dio Plutone, sovrano del regno dei morti, per aver voluto impedire il rapimento di Proserpina, la figlia di Demetra; Così secondo i greci nacque il Fiume Ciane.In realtà il Fiume Ciane (da cyanos, azzurro), nasce presso il piccolo promontorio chiamato “Cozzo Pantano” ed è alimentato dalle sorgenti sotterranee chiamate “Pisma” (o “Testa Pisima”) e “Pismotta” (scavalcate da una passerella in legno) alimentate a loro volta dalle acque meteoriche provenienti dal Vallone Cifalino – Mortella (che si incanala nella “Saia” nota come “Canale Scandurra” che termina proprio presso la fonte “Pisma”) e dalle infiltrazioni sotterranee provenienti dal limitrofo Canale Mammaiabica (corso d’acqua parallelo al Fiume Ciane scavato riadattando il corso finale del Vallone Cavadonna). Quest’area, incantevole e suggestiva è chiamata “Fonte Ciane” e proprio qui si trova la Fonte dei Papiri, una massiccia coltivazione rimasta unica in Europa assieme a quello residuo di Fiumefreddo, pochi chilometri a sud di Taormina.Sulle sponde del Ciane il papiro, Cyperus papyrus , divenuto una specie protetta a tutti gli effetti cresce come sulle rive del Nilo; pianta perenne e infestante ritenuta sacra anche per le diverse qualità mediche, cresceva spontaneamente in Siria, Palestina in Mesopotamia lungo il corso del Niger; con la pianta venivano fabbricati corde, recipienti, barche, sandali, calzari gli unici consentiti ai sacerdoti egizi, ma cosa ben più importante, servì per creare fogli per scrivervi sopra. I primi usi da carta si ebbero per accompagnare il culto dei morti, infatti, si diffuse l’ uso di deporre nei sarcofagi un rotolo di papiro, detto il ” Libro dei Morti” , che raffigurava in sequenza il passaggio dell’ anima del defunto per l’ aldilà.La prima testimonianza certa sulla presenza della pianta papiro a Siracusa risale al 1674, ma secondo alcune fonti la pianta era già nota ai Siracusani prima di questa data col nome di Pappera, Pampera o Parrucca ed era utilizzata dai pescatori siracusani per intrecciare corde o dai contadini per legare i covoni mentre le ampie chiome verdi venivano utilizzate come ornamenti. Il termine Papiro è una parola di origine egiziana che significa “regale” e il termine ne connota la pianta, il Cyperus Papyrus Linneo, una specie di canna a stelo alto che può arrivare fino a 5 metri e composta dal basso verso l’alto da tre elementi distinguibili: il rizoma, immerso quasi interamente nell’acqua, dal quale l’antico Egitto ricavava la carta, il fusto o caule a forma triangolare formato da fibre lunghe dalla base fino in cima fasciato da corteccia sottile e compatta, ed il ciuffo che da bocciolo prende prima una forma conica e poi ombrelliforme costituito da peduncoli sottili, aggraziati e arcuati che nei mesi estivi si dotano di un infiorescenza costituita da piccole spighe. I colori avvalorano l’eleganza della pianta da verde smeraldo alla base con tonalità di giallo canarino e colori rossastri in alto.Argomento di discussione fra botanici e studiosi è l’origine della pianta del Ciane: si discute se questa sia autoctona o importata dall’ Egitto. Una delle ipotesi più accreditate è quella che la pianta sia stata importata dall’Egitto già verso il 250 a.c. come dono e simbolo del Basso Egitto a Jerone II, re di Siracusa e ad avvalorare questa tesi sono gli scambi commerciali, culturali e politici fra i due paesi, come testimoniato da diverse fonti storiche. Gli egizi fabbricarono papiri ininterrottamente per circa 4000 anni, ovvero fino al XI secolo, quando sia per il venir meno della materia prima, sia per la concorrenza delle carte ottenute attraverso la lavorazione degli stracci di più facile lavorazione, il papiro non venne più fabbricato fino al XV. Purtroppo di come questo popolo abbia sviluppato la sua cultura non rimase quasi nulla; L’ unica fonte accreditata di notizie pervenutaci sulla lavorazione del papiro per ottenere la carta nel modo antico, è quella descritta da Plinio nel XIII libro di Naturalis Historia che l’ ha conosciuta direttamente.Circa 240 anni fa un siracusano, Saverio Landolina, illustre archeologo e uomo di cultura, venuto a conoscenza della presenza di una colonia di papiracee della specie Cyperus, lungo gli argini dei fiumi Anapo e Ciane di Siracusa, grazie alle ricerche eseguite dal conte Cesare Gaetani su incarico dell’Accademia Reale di Scienze e Belle Arti di Parigi, decise di ridare vita a quest’arte millenaria caduta nell’oblio per circa sei secoli. Rifacendo siall’opera enciclopedica “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio, lo studioso catanese sperimentò la produzione della carta papiracea ottenuta con il midollo dei fusti del papiro.
Oggi sappiamo che egli non riuscì nel suo intento di rifare la carta con la tecnica usata dagli egizi (quasi tutti i suoi fogli con il tempo si sono decomposti totalmente e quei pochi rimasti sono in pessimo stato di conservazione) ma gli spetta il merito di aver dato un contributo alla storia del papiro in Sicilia e della produzione di carta di papiro a Siracusa.
- Pubblicità -Nell’ultimo ventennio del 1800, l’industria della carta era esercitata da poche persone, come le sorelle Naro le quali produssero fogli di papiro per quasi mezzo secolo. Nei primi del 1900 si produceva una quantità molto modesta di carta per aiutare lo sviluppo del settore la Camera di Commercio di Siracusa propose al Ministero del Tesoro di utilizzare la carta di papiro per carta moneta. Nel 1922 sorse la cooperativa “La Concordia”, dove si eseguivano sulla carta le riproduzioni di antichi papiri egizi e greci, poi sorse la cooperativa “L’Aretusa”.
Negli anni sessanta si studiarono i dati essenziali riguardanti la fabbricazione della carta di papiro nelle diverse epoche, avvalendosi della collaborazione di musei ed università di tutto il mondo. Per valorizzare e diffondere la cultura del papiro è sorto il Museo del Papiro “Corrado Basile”, creato e gestito dall’Istituto Internazionale del Papiro, istituzione culturale avente personalità giuridica senza fini di lucro, fondato da Corrado Basile e Anna Di Natale nel 1987 trasferito nel 2014 in una nuova, elegante sede in Ortigia che è stato proclamato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità; un’istituzione culturale che raccoglie una documentazione storico-scientifica da tramandare alle generazioni future, oltre che un punto di riferimento per quanti si interessano alla cultura del papiro che da molti anni conduce ricerche sulle antiche tecniche di manifattura della carta papiracea e in modo particolare sui problemi di conservazione e le differenti qualità dei documenti papiracei a noi pervenuti; inoltre possiede un laboratorio didattico per le scolaresche, e un importante laboratorio di restauro del papiro antico.
Non ci sono più le sorelle Naro, sostituite dall’Istituto Nazionale del Papiro e da altri piccoli artigiani, mentre questa pianta preziosa sembra farsi più rara e rachitica; Oggi i fusti dei papiri nel fiume siracusano non superano i tre metri. Alla base di tutto l’aumentata salinità delle acque, il soffocamento delle piante da parte della vegetazione circostante, l’azione di parassiti vegetali ma soprattutto l’inquinamento.
Sicuramente la scenografia oggi è meno mitica a causa della cospicua presenza in zona di stabilimenti industriali, ma rimane pur sempre un luogo carico di suggestione e bellezza.
Cyanos: la fonte dei papiri
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