Emigrati siciliani ieri e oggi

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Ti lassu Sicilia bedda mia
Iu parru sulu la lingua to,
e partu e vaju assai luntanu
unni si parra sulu amiricanu
(Franco Trincale, Sicilia a Brooklyn, in Lettera al papà lontano)
La Sicilia, si sa, è stata ed è terra di emigrazione. Nell’ultimo ventennio del Novecento l’emigrazione siciliana è stata testimoniata da numerosi racconti letterari. Considerato l’ingente fenomeno migratorio non sorprende , infatti che una lunga serie di autori dell’isola abbiano scelto di affrontare questo tema dalla prospettiva specifica dei loro luoghi. Si tratta di intellettuali di rilievo dell’ambito letterario dal XIX e XX secolo fino ad arrivare ai giorni nostri: basta ricordare Luigi Capuana, Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri che con il loro potere affabulativo hanno rivelato fratture, scoperto segreti, smascherato contraddizioni e creato spazi di conoscenza e comprensione che dal microcosmo dell’individuo si sono aperti al macrocosmo degli eventi migratori. Il tema dell’emigrazione ha trovato un proprio spazio nella canzone folkloristica, basta pensare ai versi di Trincale, a Lu trenu de lu suli, La Ballata di Ignazio Buttitta in memoria di Salvatore Scordo sepolto dalle macerie di Marcinelle. In seguito la voglia di esprimersi in prima persona ha trovato spazio sul web: così racconti di singoli, spesso corredati da foto, hanno dato vita ad un settore nuovo compreso tra memorialistica e documentazione giornalistica in cui la figura dell’emigrante ha perso quell’aura di coraggio e di fascino che lo ha da sempre contraddistinto nell’immaginario comune e nella letteratura, a favore di un’immagine più concreta e razionale che ha nella voglia di autoaffermazione il movente principale di emigrazione. E intanto il fenomeno emigratorio è in aumento soprattutto in Sicilia e si scopre che dai registri dell’anagrafe spariscono ogni anno decine di migliaia di persone.
Gli ultimi dati che abbiamo a disposizione dell’ISTAT sono davvero preoccupanti, ogni anno in Sicilia viene cancellato un paese di ventimila abitanti, nel 2015, infatti, 21.000 siciliani hanno fatto le valigie.
La Sicilia è la regione con il più alto numero di persone che vivono all’estero: 730mila, il 14,4 per cento dei cinque milioni di residenti nell’isola. Ma se si guarda alle prime 25 città con più iscritti all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero,la provincia di Agrigento ne conta quattro: caso unico in Italia. Si tratta di Licata, Palma di Montechiaro, Favara, Aragona che è il comune italiano dove l’incidenza del numero dei residenti all’estero su quello dei residenti nel paese tocca la più alta percentuale: 8.491 persone su 9.463, l’89 per cento. Aragona rappresenta lo specchio e il dramma di una nazione in cui gli italiani residenti all’estero sono aumentati del 55%: più di ottomila aragonesi hanno chiesto la residenza all’estero e molti altri lo faranno una volta terminati gli studi.
Si tratta di un vero e proprio esodo. Un dato drammatico, ma in linea con il resto del Paese. La crisi economica si fa sentire e non risparmia i giovani, categoria maggiormente vulnerabile. Lo Stato allunga i tempi di pensionamento, non bandisce concorsi e gli incentivi verso l’autoimpiego sono davvero irrisori. Ed ecco la “grande fuga”. Una vera emorragia che riguarda, in particolare, i cittadini più giovani, nelle fasce di età compresa tra i 18 e i 39 anni, senza sostanziali differenze tra uomini e donne.
A parte Londra e il Regno Unito, le mete di questa nuova ondata migratoria ricorda quella degli anni ’50: subito dopo le isole britanniche, gli altri paesi di maggiore approdo finale sono Germania, Svizzera, Francia, Stati Uniti, Spagna, ma anche Russia e Brasile. Gli under 40 partono in modo più consistente dalle grandi città. . I giovani vanno via, ma anche tanti gli adulti rimasti senza lavoro, cinquantenni, che non riescono a trovare uno straccio di lavoro, oltre ai tanti pensionati che sognano una bella spiaggia esotica con qualche sfizio, anche se l’assegno dell’Inps è quello minimo, ma all’estero ci sono tante possibilità e tanti posti dove la vita è meno costosa. Vanno via i giovani migliori, la generazione Erasmus, i talentuosi, dotati di un buon bagaglio culturale e con una visione realistica del mondo, curiosi e desiderosi ancora di apprendere e conoscere, di vedere e di sentire. in grado di fornire un valore aggiunto importante ai paesi che li accolgono e li integrano. Questo porta ad un grave impoverimento del Paese ma, ciò che più preoccupa, è la certezza che non ritorneranno. . E oltre al danno c’è anche la beffa perché si tratta di giovani la cui formazione è sostenuta finanziariamente dai genitori che vivono al Sud e che poi utilizzeranno le loro conoscenze acquisite con lo studio altrove, con un depauperamento non solo sociale ma anche economico Addestrati da periodi di studio all’estero trascorsi durante e dopo l’università, cercano e spesso trovano occupazione di livello elevato perché sono stati formati da un sistema scolastico e universitario che, nonostante gli sforzi per logorarlo, ancora resiste producendo laureati e post- laureati di alta qualità.
Basta pensare al catanese Marco Pavone, 37 anni, 11 anni passati negli USA, è tra i 102 scienziati premiati dal presidente statunitense Barack Obama con il PECASE Awards (Presidential Early Career Awards for Scientists and Engineers), la più alta onorificenza conferita dal governo degli Stati Uniti ad eminenti scienziati e ingegneri attualmente professore di Aeronautica e Astronautica alla Stanford University, dove dirige anche l’Autonomous Systems Laboratori dove si occupa di intelligenza artificiale con applicazione nel campo della robotica aerospaziale: Marco Pavone studia come costruire robot capaci di manipolare oggetti nello spazio. A tenere alto il vessillo dell’Isola c’è anche la 35enne marsalese Anna Grassellino, ingegnere elettronico che lavora al Fermilab di Batavia (sobborgo di Chicago), che ha ricevuto il prestigioso riconoscimento (che ogni anno viene assegnato dall’amministrazione statunitense agli scienziati e ingegneri più promettenti degli Usa) per le sue scoperte nell’ambito della fisica applicata agli acceleratori di particelle. Trai i tanti anche Dario Mosca, il ricercatore che partito da Portella di Mare, frazione di Misilmeri per fare il ricercatore presso l’università di Namur, in Belgio ha recentemente pubblicato sul Chemistry an European Journal la molecola chiamata “Propella Trinacria” che potrebbe avere importanti risvolti in ambito tecnologico.
Sessant’anni fa si emigrava spinti dalla fame, oggi dall’assenza di gratificazione . Dalla valigia di cartone si è passati al trolley in cui piegare una laurea, una specializzazione,un master. prima partivano operai, artigiani, ma soprattutto contadini che si offrivano come manodopera non qualificata, chi oggi si propone all’estero sono soprattutto professionisti, laureati, diplomati. Tutti coloro che non riescono a trovare sbocchi nella propria terra che non dà spazio alla creatività dei “cervelli”. Una emigrazione di qualità, dunque. Prima si partiva con la prospettiva del ritorno, fare fortuna in America per poi ritornare con denaro sufficiente per acquistare un piccolo appezzamento di terreno, oggi non c’è alcuna speranza di ritorno perché la mancata meritocrazia non dà opportunità né speranza per il futuro. Un’ emorragia di talento e competenza che non è corrisposta da una forza d’attrazione che spinge al rientro.
Un Paese vecchio che lascia partire i giovani, senza farli tornare e le previsioni future non sembrano presentarsi tra le più rosee. Secondo i dati certificati dall’ISTAT entro il 2065 in Sicilia resterà solo il 29% dei residenti, contro il 34% attuale, mentre la popolazione del mezzogiorno residente al nord raggiungerà il 71% contro il 66% di oggi. Sostanzialmente, secondo i dati statistici, il progressivo declino della popolazione avverrà con continuità e in modo massivo a partire dal 2045. La probabilità che nel 2065 la popolazione del nord cresca di molto è addirittura del 31%, mentre le probabilità del sud sono praticamente nulle.
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