Rimborso sisma ’90 a Ragusa, Catania e Siracusa: all’orizzonte uno spiraglio per una soluzione non definitiva

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SICILIA – Dare piena attuazione alla legge di stabilità 2015. In particolare all’articolo 1, comma 665, in cui si fa riferimento ai soggetti colpiti dal sisma del 13 e 16 dicembre del 1990 che imperversò nella fascia sud-orientale della Sicilia, interessando i territori delle province di Ragusa, Siracusa e Catania. Questo l’obiettivo perseguito dall’associazione di volontariato “Sisma 90” che, nel capoluogo ibleo, si è costituita con uno scopo preciso. “Vogliamo – dice il presidente Carmelo Distefano – informare i cittadini, gli imprenditori e tutti coloro che hanno avuto a che fare con questa intricata vicenda su quali sono le reali possibilità di ottenere un rimborso rispetto alle imposte versate indebitamente per il triennio 1990-1992”.

 

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Sarà il vice ministro Economia e Finanze, on. Enrico Morando, accompagnato dalla senatrice Venera Padua, promotrice dell’approvazione della recente normativa, a fare il punto della situazione. Dopo anni di attesa, finalmente, uno spiraglio sembra essere all’orizzonte. Ma che cosa succederà in particolare? L’obiettivo della norma è quella di garantire il rimborso del novanta per cento delle somme pagate indebitamente dai contribuenti che, in quel periodo, si trovavano nelle zone colpite dal sisma. Chi ha predisposto gli incartamenti necessari per potere richiedere le risorse in questione, si troverà, però, come sarà comunicato sabato mattina, nel corso dell’assemblea pubblica convocata dall’associazione presso la Camera di Commercio di Ragusa, a cui parteciperà il rappresentante del governo nazionale, alle prese con una situazione cristallizzata. Infatti, al momento, per rifondere le somme erogate, il plafond ammonta a novanta milioni di euro. Se le richieste dovessero superare l’ammontare di queste risorse, come appare molto probabile, si sceglierà di rimborsare intanto il cinquanta per cento con l’impegno del governo, così dovrebbe dire il vice ministro Morando, di appostare ulteriori fondi nei prossimi strumenti finanziari che sono in fase di approvazione. Succederà davvero così? Vedremo.

 

Una cosa è certa. L’iter rischia di diventare infinito. “Per i lavoratori dipendenti che avevano presentato il modello 740 per la dichiarazione redditi sarà la stessa Agenzia delle Entrate a pensarci – chiarisce la senatrice Padua – secondo la nuova norma, se il totale delle richieste supera quello delle risorse stanziate per i rimborsi nel 2014 (c’erano 90 milioni di euro a disposizione), questi ultimi sono dimezzati, fino al raggiungimento del limite (non si procede oltre). Il Governo ha comunque assunto l’impegno a reperire ulteriori risorse, se si supera la soglia, nella legge di Bilancio per il 2018, dopo aver detto sì a un ordine del giorno che ho presentato nei mesi scorsi. Con l’approvazione della nuova norma sul sisma ’90 si sblocca una situazione ferma. Chi ha diritto al rimborso non dovrà più aspettare l’esito positivo di singoli ricorsi alle commissioni tributarie. Se non bastano le risorse, poi, se ne aggiungeranno altre. L’importante, ora, è partire con i pagamenti”.

 

E gli imprenditori che cosa ne pensano? “Sono convinto – sottolinea Carmelo Leggio, ragusano, titolare di una piccola e media impresa, che, ormai da anni, risulta essere invischiato nella complessa vicenda – che non è possibile attendere tutto questo tempo per una cosa che ci è stata riconosciuta come dovuta. Come sempre, tra politica e mondo delle imprese ci sono due velocità che non vanno mai d’accordo. Abbiamo la necessità che questa situazione si sblocchi una volta per tutte”.

 

 

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