La Cna comunale di Vittoria ha consegnato un documento, ieri pomeriggio, alla commissione consiliare Territorio e Ambiente avente a oggetto lo schema di massima del Prg. Nel documento, sono numerose le valutazioni avanzate dalla Cna comunale di cui è presidente Giuseppe La Terra con responsabile organizzativo Giorgio Stracquadanio.
La lettura della relazione che accompagna le tavole del nuovo schema di massima (esitato positivamente dalla giunta comunale il 13 aprile 2017) ha spinto il gruppo di valutazione attivato dall’organizzazione di categoria a formulare alcune considerazioni.
Dal rapporto redatto dai tecnici incaricati si evince come a Vittoria vi siano 34.793 abitazioni. Di queste soltanto 22.192 sono occupate. Siamo, quindi, di fronte ad una elevata componente di abitazioni, 12.601, non utilizzate o non occupate da residenti. Questo dato rappresenta un indicatore molto significativo del potenziale riuso del patrimonio fisso esistente nel comune.
L’idea di recupero manifestata subisce, però, una rilevante quanto anomala mutazione. Infatti, nello stesso testo, si legge che “il Piano regolatore generale non può considerarsi come uno strumento rigido e non può solo limitarsi a valutare l’offerta esistente o residuale rispetto al precedente strumento urbanistico generale; per il nuovo Prg di Vittoria, anche a fronte dell’andamento demografico rassegnato, sono stati tenuti nel dovuto rilievo gli incrementi dimensionali indotti dagli interventi infrastrutturali ed economici programmati, primi fra tutti l’intervento di riconversione dell’ex base militare di Comiso trasformata in aeroporto civile, l‘autoporto, il porto di Scoglitti, ovvero infrastrutture ad alto valore di attrattore che rendono oggi il territorio di Vittoria espressione dell’incrocio di crescenti interessi e interventi di trasformazione”.
In pochi capoversi, si passa dall’idea di “recupero”, al concetto del “non limitarsi all’esistente residuale” (12.601 abitazioni non occupate sono residuali?). Viene spiegato che “è possibile, pertanto, valutare in circa 18.000 gli abitanti da insediare (presenti e futuri) nelle aree di espansione che definiremo “aree risorsa” in applicazione del sistema perequativo posto a base del presente piano”.
Secondo i tecnici che hanno redatto lo schema, Vittoria, grazie al valore attrattivo dell’asse infrastrutturale aeroporto di Comiso, autoporto di Vittoria e porto di Scoglitti, potrebbe crescere in modo consistente.
“Vogliamo subito evidenziare – afferma la Cna comunale di Vittoria – che lo sviluppo e la relativa ricaduta nel territorio di queste tre strutture risulta essere ancora in uno stato ricco di ipotesi ma privo di certezze. Da tempo, e per tutta una serie di motivi, queste tre opere sono poco funzionali e non si intravede nel medio luogo termine una loro espansione. Pertanto, le valutazioni dei progettisti ci sembrano un po’ contraddittorie e un tantino sovradimensionate. Secondo noi quest’analisi, per alcuni versi discordante, serve, forse, a giustificare un’esigenza sia della vecchia amministrazione che dell’attuale: reperire, grazie alla perequazione, aree che servono per servizi o per realizzare opere d’urbanizzazione e infrastrutture. Questa esigenza viene soddisfatta solo consumando altro suolo. Sommando le superfici territoriali di Vittoria e Scoglitti, viene fuori un utilizzo complessivo di nuova superficie pari a circa 7,5 milioni di mq, di cui 3,4 milioni di mq sono aree da cedere per servizi, il resto è superficie fondiaria”.
“Come Cna – continuano La Terra e Stracquadanio – non siamo contro le nuove costruzioni ma pensiamo che l’ulteriore crescita della città sia poco sostenibile economicamente e socialmente. E’ già difficile governare l’esistente (rifiuti, acqua, servizi vari). Il costruito di Vittoria, che è tanto ed è pure datato, chiede una forte riqualificazione. Facciamo, inoltre, notare come ci sia molto invenduto nelle nuove realizzazioni. Le banche, da tempo, non concedono più mutui per acquisto casa perché ne hanno in carico già parecchi, alcuni in sofferenza. Inoltre, il valore degli immobili si è ridotto non solo per la crisi ma anche per l’aumento della tassazione sulla casa (Imu, Tari, etc.)”.
“Per essere chiari – concludono – la nostra posizione si basa su un concetto semplice: c’è tanto da edificare sull’edificato. La crisi in questi anni ha divorato solo le microimprese del settore costruzioni. Gli artigiani attivi del comparto hanno intuito come questo momento di difficoltà durerà ancora e gli unici segnali di ripresa del settore arrivano dalle ristrutturazioni dell’esistente. Serve quindi un piano che punti di più a migliorare l’edificato consolidato, sia esteticamente (piano colore) sia in modo ambientale- energetico (cappotto/energie alternative)”.