“La nascita di UniCodacons (Osservatorio per la Qualità dei Servizi Accademici), annunciata lo scorso 21 aprile dagli organi di informazione, segna – anche in Italia- l’avvio di una profonda iniziativa volta a favorire l’introduzione dei modelli di “open government” nel contesto delle attività istituzionali delle Università statali. Ciò, in linea con quanto già ampiamente sperimentato nel mondo anglosassone (e statunitense, in particolare), nonché nei paesi europei a democrazia più avanzata”. Lo afferma Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons.
“L’open government, un modello di amministrazione, fatto di partecipazione e di collaborazione diffuse, che richiede alle istituzioni pubbliche di ripensare i propri schemi operativi e i processi decisionali consolidati, per favorire ogni forma di discussione e di collaborazione con i cittadini e per orientare le decisioni condivise verso il pieno soddisfacimento delle effettive esigenze della comunità locale, è senz’altro la “nuova frontiera” (forse l’ultima!) – spiega – per consentire al Paese di arrestare il lento declino che caratterizza l’attuale momento dell’accademia pubblica italiana, sempre meno competitiva su scala nazionale, rispetto alle maggiori istituzioni universitarie private nazionali e internazionali”.
“L’università – continua Tanasi- non può più costituire un mondo a sé, noncurante delle reali esigenze del territorio e, in particolare, dei giovani che lo popolano, primi destinatari e consumatori dei servizi universitari. L’università rappresenta un bene fondamentale per la crescita sociale delle nuove generazioni e per il benessere economico del territorio che le ospita, fonte di sviluppo, di risorse, di occupazione. Un bene così importante la cui cura impone la più ampia partecipazione dei cittadini, che insieme agli studenti e alle loro famiglie, sacrificano importanti risorse economiche per il progresso degli studi e delle ricerche accademiche”.
“Il fatto che l’università possa e debba essere il principale volano dell’economia territoriale – secondo il segretario del Codacons – risulta ancora più evidente in quelle realtà, come quella dell’ateneo catanese, in cui la perdita di parecchie posizioni nella considerazione nazionale si accompagna al forte calo di iscritti ai corsi universitari e alla conseguente crescita del fenomeno della migrazione di tanti nostri giovani verso altre destinazioni, in grado di assicurare standard qualitativi più elevati e migliori prospettive occupazionali. Ciò, da un canto determina un ingente dispendio di risorse economiche per le famiglie che devono affrontare i costi diretti della ”migrazione studentesca’, dall’altro, il che è ancora più grave, sottrae ogni anno all’economia territoriale centinaia di milioni di euro, con conseguente penalizzazione di tante attività produttive”.
E’ ora di porre riparo a tale situazione, di rimboccarsi tutti le maniche per consentire al nostro Ateneo di recuperare posizioni e credibilità.
“Il Codacons, che ha fortemente sollecitato – ricorda – la candidatura del Prof. Francesco Basile e sostenuto con impegno la sua elezione alla massima carica dell’Università di Catania, confida nel fatto che egli e l’attuale gruppo dirigente si faranno parte diligente nel favorire, nel pieno rispetto dei tratti distintivi dell’open government, un governo veramente partecipato dell’Ateneo, aperto a ogni forma di dialogo e di confronto diretto con i cittadini, che intendono collaborare ai processi decisionali per assicurare il necessario rilancio del nostro Ateneo”.
Di qui, l’iniziativa del Codacons, in linea con il proprio impegno statutario di associazione a tutela dei diritti dei consumatori, che ha condotto alla nascita di UniCodacons, con il ruolo di osservatorio imparziale della qualità dei servizi accademici, “a tutela degli studenti e dei cittadini, che hanno tutto il diritto di pretendere dalla loro università l’erogazione di servizi che siano il più possibile di qualità e propedeutici a reali prospettive occupazionali. In tale nuova prospettiva, per UniCodacons un primo passo che l’Amministrazione universitaria è chiamata a compiere è quello di tornare a puntare, con accresciuta convinzione, sul principio della trasparenza gestionale per agevolare i cittadini nelle loro attività propositive, di controllo continuo, di coscienza critica.E’ questa una direzione già indicata dal legislatore nazionale con il recente decreto legislativo n. 97 del 25 maggio 2016, ispirato al Freedom of Information Act (FOIA) statunitense. Tale norma di legge, in sede di riordino del “decreto trasparenza” (d.lgs. 33/2013), ha dato il via a una fase ancora più avanzata di attuazione del principio della trasparenza amministrativa, rafforzandone il valore di principio che caratterizza l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni e i rapporti con i cittadini.
“Siamo, quindi, pronti – dice ancora Tanasi – a collaborare con l’Università di Catania per:
- attuare una attenta operazione di Spending Review sui costi della didattica, individuando e spegnendo quei Corsi di laurea, manifestamente illusori in quanto privi di concrete prospettive occupazionali e che rappresentano una remora determinante nel rendere l’Università di Catania scarsamente competitiva nel campo della formazione;
- attivare la Rete Museale d’Ateneo, dando concretezza alle molteplici iniziative previste dal progetto Catania-Lecce attraverso il recupero, l’organizzazione e la pubblica fruizione del notevole patrimonio culturale, naturalistico e scientifico dell’Università di Catania;
- partecipare a bandi regionali, nazionali e comunitari con progetti condivisi e partecipati, finalizzati da un lato a favorire autorevoli sinergie e dall’altro che abbiano i requisiti per contribuire allo sviluppo del territorio con durature ricadute occupazionali;
- riconsiderare la procedura di stabilizzazione attuata e la posizione di precari esclusi dalla relativa lista, anche alla luce della recente normativa.
- rilanciare la gestione delle Riserve Naturali con il coinvolgimento degli enti locali e dei portatori di interesse del territorio e recuperare alla pubblica fruizione le strutture museali di supporto, in particolare gli ecomusei: “Natura e Scienza” di S. Gregorio, “Monti Climiti” di Melilli, “Diodoro siculo” di Agira;
- applicare una politica di revisione della spesa regolamentando e finalizzando la permanenza di docenti in quiescenza all’interno delle strutture universitarie”.
“Infine – conclude – ci impegniamo a monitorare l’avvenuto allineamento dell’Università di Catania al pieno rispetto dei principi di trasparenza e a darne notizia ai cittadini”.