Anniversario Capaci, lo sfogo di Valeria Grasso. "I mafiosi dal carcere escono più forti. Di fronte alla mia azienda il bar di chi ho fatto arrestare"

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Sono stanca: a pochi metri dalla mia azienda ha aperto un bar i cui gestori  sono le stesse persone che ho fatto arrestareGiovanni Falcone e Paolo Borsellino vanno ricordati con azioni e non con immagini strazianti“. Lo afferma la testimone di giustizia Valeria Grasso, imprenditrice palermitana vittima del racket fondatrice dell’associazione Legalità e Libertà. Lo sfogo di Grasso avviene in un momento particolare: a poche ore dall’omicidio in strada a Palermo di Giuseppe Dainotti, ritenuto esponente di spicco di Cosa Nostra e vicino al capomafia Salvatore Cancemi. E Grasso aggiunge: “L’omicidio di oggi del boss Giuseppe Dainotti non è casuale che avvenga il giorno prima del venticinquesimo anniversario della strage di Capaci“.

I mafiosi – spiega Grasso in una nota inviata alla stampa – devono essere buttati fuori a vita dalle terre dove hanno commesso crimini efferati. Dal carcere – continua la testimone di giustizia – escono più forti, noi vittime invece dobbiamo avere sempre paura. Loro non si ravvedono, non cambiano. Sono passati 25 anni ma purtroppo non è cambiato niente. Quello di oggi è un segnale fortissimo, lo Stato deve combattere la mafia con delle azioni forti che proteggano gli imprenditori sani e con estrema durezza e senza pietà fermare per sempre i mafiosi perché loro – sottolinea – non si ravvedono, non cambiano“.

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È da irresponsabili lasciare liberi dei boss nel territorio dove hanno distrutto la vita a tanta gente. È inutile che si parla di legalità in queste condizioni“. Poi l’imprenditrice sotto scorta ricorda le parole di Giovanni Falcone: “La paura è normale averla, altrimenti sarebbe incoscienza. Mi auguro – continua Valeria Grasso – che dopo quello che è successo non vengano lasciati a piede libero nella città dove hanno distrutto la vita delle persone. Sono stanca di assistere al ping pong della giustizia che da una parte ci dice di combattere l’illegalità e dall’altra – conclude – siamo costretti a vedere che dopo pochi anni di pena chi abbiamo denunciato ritorna a vivere dove ha distrutto la vita della gente, non è normale“.

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