Pasta brodosa e insipida, porzioni ridotte e qualità alimentare spesso scadente: la ristorazione ospedaliera nei nosocomi siciliani è ridotta ai minimi termini, dai pasti ai tempi di distribuzione. Lo afferma il Codacons che ha raccolto le segnalazioni di varie associazioni di volontariato ospedaliere che assistono i pazienti anche nel momento dei pasti e che si rendono portavoce di malcontenti e critiche. Secondo quanto riportato da tali associazioni, il cibo servito ai malati sarebbe spesso freddo e con un aspetto per nulla invitante, tanto che molti piatti, dopo lo sconfezionamento, rimangono intatti e non vengono mangiati dai malati. Ciò determina non solo l’inefficienza del servizio, ma alimenta anche lo spreco alimentare perché ogni giorno sono più i cibi che finiscono nell’immondizia che quelli ingeriti nello stomaco.
«Le aziende ospedaliere della regione Siciliana – afferma il Segretario Nazionale Codacons Francesco Tanasi – devono garantire ai malati ricoverati un pasto dignitoso. Fatta eccezione per chi gode dell’opportunità di avere una mensa in loco, la maggior parte dei nosocomi attende il recapito e lo smistamento delle porzioni da parte delle ditte incaricate. Ciò significa che il cibo viene cotto alle 11,30 per essere servito alle 13, freddo e scomposto a causa dei tempi di distribuzione”.
“Sono tutti aspetti che vanno migliorati – prosegue Tanasi – e di cui si deve tenere conto per un sistema sanitario che funzioni. La ristorazione ospedaliera è l’indice del funzionamento di un nosocomio. I reclami ricevuti da associazioni che tutelano i diritti del malato devono giovare ad accendere i riflettori sul dispendio delle risorse ospedaliere. Le aziende sanitarie dotate di una mensa interna, garantiscono quantomeno l’immediatezza del pasto ai ricoverati, ma la qualità, la quantità e la varietà degli alimenti dipende dalle risorse dispensate alle ditte di ristorazione che fanno ciò che è loro possibile, in base all’offerta ricevuta”.
Il Codacons, pertanto, intende esortare le istituzioni competenti a garantire la massima attenzione circa gli aspetti nutrizionali, igienici e di appetibilità dei cibi serviti in ospedale, con riguardo anche alle caratteristiche di comfort, qualità del servizio e rispetto dei contesti ambientali. “Il punto di forza nella direzione della ristorazione e ospedaliera – conclude il Segretario Nazionale – riguarda soprattutto una consolidata esperienza circa le modalità di produzione alimentare più recenti come il “cook and chill”, l’utilizzo di materie prime certificate e di risorse umane specializzate. Mancando queste componenti, si va incontro solo allo spreco alimentare: è ormai prassi diffusa il fai da te dei familiari che portano cibo esterno all’ospedale per garantire al parente ricoverato un pasto saporito e soddisfacente. Qual è, quindi, la sorte del cibo cellofanato? L’immondizia. Ecco, questo ci fa comprendere come i nostri ospedali devono ancora raggiungere parecchi traguardi per essere all’avanguardia e rispettosi sia dei consumatori sia dell’ambiente e della società“.