Si è svolta, davanti alla Prefettura di Catania, la manifestazione nazionale del pubblico impiego per rivendicare il diritto al rinnovo del contratto, scaduto da otto anni e, in concomitanza, lo sciopero di 24 ore. Circa un centinaio di manifestanti hanno preso parte alla mobilitazione organizzata da Fsi-Usae, Federazione Sindacati Indipendenti aderente alla confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei, al grido di “Chiediamo 250 euro di aumento dopo otto anni di mancato rinnovo del contratto”.
“Dignità e fuori i soldi per i lavoratori”, “Governo offre una misera mancetta da 85 euro lorde Vergogna”. Sono alcuni degli slogan dei lavoratori che hanno manifestato con striscioni e bandiere. Tra le rivendicazioni, infatti, sia il mancato rinnovo dei contratto nazionale dei dipendenti pubblici sia il dramma della sanità siciliana.
“Per i lavoratori pubblici chiediamo un rinnovo dignitoso che, dopo 8 anni di paralisi totale, per noi significa 250 euro di aumento medio e riconoscimento professionale. Il Governo trovi le risorse per finanziare un contratto dignitoso, altrimenti la nostra lotta non si può fermare. Poi, dopo otto anni di blocco dei contratti nel pubblico impiego, offre un aumento di 85 euro, solo una mancia. Si vergogni”, dichiara Calogero Coniglio, segretario territoriale e coordinatore nazionale Fsi-Usae.
“Dal 2008 stiamo vivendo un periodo di profonda crisi economica. Una crisi strutturale che è stata affrontata in modo inadeguato dalle istituzioni e, riforme dello stato, che sostanzialmente sono state fatte pagare solo ai lavoratori della P.A – aggiunge Maurizio Cirignotta, dirigente sindacale Fsi-Usae – I Governi hanno distrutto scuola, sanità, sicurezza, asili nido, università, servizi pubblici per favorire il privato. I dipendenti pubblici sono 3 milioni di lavoratori, mal pagati, non considerati e con diritti continuamente calpestati”.
“Lo scorso 30 novembre, fra il Ministro Madia e Cgil-Cisl–Uil, è stato sottoscritto un accordo (siglato poi anche dalla Confsal) che tradisce gli impegni precedentemente assunti anche dagli stessi soggetti con i protocolli del 2009: non prevede alcun aumento per il periodo 2013-2015 e prevede degli aumenti medi pro-capite di 85 euro per il triennio 2016-2018, altro che l’equivalente di una mancetta. Accordo che Fsi-Usae non ha condiviso e che non si sente di condividere in quanto i lavoratori della P.A. hanno il diritto ad una giusta retribuzione e alla possibilità di recuperare il potere di acquisto delle proprie buste paga”, spiega Alfio Casabianca dirigente sindacale Fsi-Usae.
“Fsi-Usae, esprimendo la ferma disapprovazione per la quantificazione economica prevista nell’accordo del 30 novembre 2016, fra il Ministro Madia e Cgil-Cisl–Uil, ha rivendicato, da subito, con questa tornata contrattuale, il recupero contrattuale del triennio 2013-2015 e il riallineamento degli andamenti retributivi e contrattuali dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni centrali e locali con quanto avvenuto per i lavoratori del lavoro privato chiedendo il finanziamento del contratto dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni centrali e locali, con le risorse necessarie a garantire aumenti adeguati che ha indicato in una cifra che, al netto degli 80 euro di decontribuzione, si può quantificare in 250 euro mensili medie pro capite. Che sono più di una richiesta salariale, sono una richiesta di dignità, di libertà e di giustizia sociale”, dichiara Salvatore Intravaia dirigente sindacale Fsi-Usae.
La delegazione ricevuta dal vice prefetto dott. Fichera, ha consegnato un documento politico-sindacale con le richieste per un rinnovo contrattuale del pubblico impiego che abbia un aumento di 250 euro pro capite, per lo sblocco delle assunzioni, verbalizzando la disastrosa situazione della sanità, di tutti i servizi pubblici delle provincia di Catania, per lo sblocco delle assunzioni in modo da colmare le gravi carenze negli organici, per la riduzione dei posti letto, la mancanza di sicurezza dei lavoratori nel posto di lavoro, la crescente tensione sociale che si sta generando tra i lavoratori della pubblica amministrazione a causa del mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale del lavoro bloccato da 8 anni.
“Ci siamo battuti in questi mesi con tutti i mezzi per un contratto dignitoso – conclude Calogero Coniglio – Non si tratta solo di garantire ai lavoratori pubblici retribuzioni adeguate ed esigibilità dei diritti, ma di erogare e assicurare il diritto dei cittadini di un’amministrazione pubblica efficiente, trasparente ed efficace”.