“Mille e una Callas. Voci e studi” è il libro a cura di Luca Aversano e Jacopo Pellegrini che sarà presentato sabato 13 maggio alle ore 18 nel foyer del teatro massimo Vincenzo Bellini a cura del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania e dell’ente ospitante, inserito nell’ambito di “Il Maggio dei Libri”.
Insieme ai curatori interverranno il celebre regista Pier Luigi Pizzi, gli studiosi Stefania Rimini e Alberto Giovanni Biuso. Introduce e coordina Maria Rosa De Luca, docente di Storia della Musica presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche.
Il libro, edito quest’anno per i tipi di Quodlibet, è un contributo inedito che mira a fare nuova luce su colei che rappresenta, tout court, una delle maggiori figure del Novecento. Tutti hanno sentito il suo nome, molti hanno udito la sua voce. La parabola spettacolare di un’artista che conobbe un’ascesa scabrosa benché non avara di riconoscimenti, fino a un culmine breve come tutti i culmini, e una prolungata, malinconica discesa verso una brusca morte misteriosa, ha ispirato romanzi, poesie, testi teatrali e musicali, spettacoli di danza, film, programmi radiofonici e televisivi.
Crisalide mutatasi in icona di eleganza femminile, la greco-americana si fece italiana, anzi veneta (di Verona) e poi milanese, per finire francese o quasi: l’essenza internazionale del melodramma italiano non poteva essere sancita in forma più apodittica. Il suo canto, ora osannato ora censurato, il suo stile interpretativo paragonato alle grandi voci dell’Ottocento, le sue riconosciute facoltà di attrice hanno riportato prepotentemente l’opera lirica al centro del dibattito intellettuale, hanno aperto nuovi sentieri nel repertorio, hanno contribuito a rafforzare in Italia il ruolo della regìa operistica. Maria Callas (1923-1977) è tutto questo.
Per la prima volta, filosofi, storici della letteratura, dell’arte, del teatro, del cinema, della danza, della moda, sociologi della comunicazione indagano gli effetti della sua presenza umana e artistica nella sfera dello spettacolo e del costume sociale. Lo studio del lascito artistico è affidato ai musicologi, impegnati anche a delineare possibili metodologie per un terreno di ricerca ancora poco dissodato – almeno in Italia – quale è l’interpretazione musicale.
Dei ricordi parlano testimoni diretti e amici del grande soprano, che eccelse anche nel repertorio belcantistico di Vincenzo Bellini e per sempre identificata come mitica “Norma”.