E’ scattato a mezzanotte di ieri lo stop al trattato di Schengen, in vista del G7 in programma a Taormina il 26 e 27 maggio: fino al 30 maggio saranno ripristinati i controlli a tutte le frontiere interne stradali ferroviarie e marittime.
Da mesi ormai le forze di polizia e l’intelligence, in stretto contatto con i servizi degli altri paesi, stanno lavorando alla sicurezza del vertice, un appuntamento segnato in rosso sull’agenda di tutti gli addetti ai lavori per i rischi connessi al terrorismo internazionale.
Ma, anche, per le proteste annunciate dai movimenti antagonisti che hanno scelto il G7 di Taormina, e soprattutto il G20 in programma ad Amburgo il 7 e l’8 luglio, come i due appuntamenti clou dell’anno sui quali concentrare le azioni.
Il ripristino dei controlli alle frontiere viene definito una misura “eccezionale” nella circolare inviata il mese scorso a prefetti e questori, dovuta “all’attuale delicato scenario internazionale”. A prefetti e questori si chiedeva dunque di predisporre “tempestivamente ogni necessaria misura finalizzata a garantire l’ordine e la sicurezza pubblica, prevedendo ogni possibile turbativa”.
Da allora ci sono state diverse riunioni, sia a livello centrale che periferico, allargate anche alla Guardia Costiera e all’agenzia delle Dogane, per mettere a punto il piano sicurezza e stabilire un coordinamento effettivo tra tutte le forze in campo. E non sarà solo Taormina ad essere blindata. A tutti gli uffici territoriali è infatti stato chiesto di individuare misure per garantire un “elevato standard di controllo attraverso una meticolosa attività di pattugliamento congiunto nelle aree di frontiera, con mirati e rigorosi controlli” per evitare l’ingresso di soggetti ritenuti pericolosi. Un dispositivo di sicurezza che riguarda anche i militari.
Palazzo Chigi, con un decreto approvato lo scorso 28 aprile, ha aumentato per tutto il mese di maggio il personale delle forze armate destinato da tempo al contrasto al terrorismo e all’immigrazione, di 2.900 unità. Uomini che si occuperanno, assieme alle forze di polizia, del presidio delle frontiere marittime di sette province: Venezia, Ancona, Bari, Brindisi, Reggio Calabria, Catania e Crotone.